Gli scontri di Pasqua a Dublino

Repubblica d’Irlanda, proclamazione e caduta

Una settimana, questo il tempo necessario agli inglesi per sedare la rivolta di Pasqua in Irlanda. Iniziata a mezzogiorno del 24 aprile con l’uccisione di tre soldati inglesi e di due ufficiali che tornavano a Dublino. E’ terminata alle 13 del 1 maggio con la resa degli ultimi gruppi di ribelli superstiti. I capi della rivolta, Pearse, un ex mercante e Presidente della neo nata Repubblica d’Irlanda e Connoly, comandate delle “forze repubblicane di Dublino” sono stati arrestati il 30 aprile. Ormai accerchiati da soverchianti forze inglesi, per evitare una inevitabile quanto inutile carneficina, i membri del Governo provvisorio hanno accettato la resa incondizionata alle truppe del generale Maxwell. Le truppe inglesi, una volta schierate le armi pesanti non hanno avuto più difficoltà a reprimere le sacche di ribelli. La rivolta è sedata ovunque ed i vari focolai, ormai isolati tra loro, sono spenti un po’ alla volta. La resa è inevitabile.

La rivolta iniziò già col “piede sbagliato”. Pochi giorni prima ci fu il fallito sbarco di Sir Casement accompagnato da truppe e materiali mandati dai tedeschi. Subito dopo lo scoppio dei primi moti a Dublino, i rivoltosi hanno proclamato la nascita della Repubblica d’Irlanda. Connoly, salito sul tetto di un tram al centro di Sackville Street, iniziò ad arringare la folla agitando una spada:

“Concittadini! Abbiamo conquistato l’Irlanda ed occupato le sedi del Governo in Dublino. Il giorno che sospirammo sì lungamente è giunto. Tutti gli irlandesi hanno l’obbligo di aiutarci ed in loro nome proclamo la Repubblica d’Irlanda.”

Non si è fatta attendere nemmeno la “stampa ufficiale” della nuova repubblica: l’Irish War News pubblicò il suo primo numero il giorno stesso, stampato su 4 pagine conteneva un articolo di fondo dal titolo “Se i tedeschi conquistano l’Inghilterra”, un primo reportage degli eventi e le biografie dei capi della sommossa.

La popolazione di Dublino più che appoggiare la rivolta è sembrata spaventata. La maggior parte di essa si era rinchiusa in casa e non ne è uscita sino all’arrivo delle truppe inglesi. Nel resto del paese ci furono numerose sacche di rivolta ma le comunicazioni interrotte hanno impedito un reale coordinamento tra di loro e verificare in tempo reale se l’andamento della rivolta stava efettivamente procedendo a loro favore. Altri errori commessi il primo giorno sono stati decisivi. Ad esempio una volta preso la sede della Posta e distrutto il telegrafo si sono dimenticati di distruggere anche il centralino telefonico. Proprio dal centralino è partita la chiamata alla guarnigione di Curragh che ha potuto così intervenire immediatamente circoscrivendo l’area della rivolta nel centro di Dublino. Fatto curioso è che molti degli insorti non erano al corrente dell’arresto avvenuto giorni prima di Sir Casement e del fallito apporto tedesco alla loro causa.

Il terzo giorno della rivolta una cannoniera inglese è arrivata sulle rive del fiume Liffey. Poche cannonate alla Liberty Hall, sede del quartier generale, costringendo gli occupanti alla resa. L’edificio è poi stato quasi del tutto abbattuto dal bombardamento.

La stessa sorte è poi toccata a tutti gli edifici utilizzati dai ribelli sino al 1 maggio giorno in cui con la resa degli ultimo 450 ribelli si è potuta considerare chiusa la rivolta di Pasqua. La brevissima vita della Repubblica d’Irlanda, nata in maniera poco organizzata è già terminata. Il mancato appoggio ufficiale da parte dei politici irlandesi (alla camera dei comuni sia il nazionalista Redmond, che l’unionista Carson avevano condannato il movimento rivoluzionario) sicuramente ha avuto il suo peso. La buona retorica dei leader dello Sinn Féin e l’oro tedesco non sono bastati.

Gli abitanti di Dublino possono ora tornare a girare per la città in cerca di viveri che purtroppo scarseggiano. Le autorità hanno comunque preso provvedimenti per rimediare immediatamene alla situazione. Circa un migliaio di ribelli sono già finiti in mano dell’esercito, per le vie di Dublino continuano a sfilare prigionieri, molti con l’uniforme grigia dello Sinn Fién, scortati dall’esercito.

Nel complesso la città di Dublino presenta poche tracce degli scontri, lo spettacolo è diverso nelle vie più centrali fra il castello e Sackville street dove gli scontri sono stati più violenti. Il ministro d’Irlanda Birrell ha convocato le autorità locali reinsediatesi per stabilire i provvedimeni atti a ristabilire definitivamente l’ordine.

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