Gli italiani in Medio Oriente

Oltre al fronte occidentale ed a quello macedone, il Regio Esercito ha contribuito alla vittoria alleata contro la Germania,  l’Austria e l’Impero Ottomano con un corpo di spedizione in Medio Oriente a partire dal 1917. Nell’aprile di quell’anno il nostro ambasciatore a Londra, marchese Imperiali, comunicò al Governo italiano la richiesta da parte delle autorità britanniche che un contingente italiano venisse mandato in Medio Oriente per porsi sotto il comando del generale Archibald Murray; Cadorna, sempre restio a distogliere forze dal fronte italiano, acconsentì per un battaglione di bersaglieri ed un gruppo di 100 carabinieri e 6 velivoli. Le forze furono prelevate tra quelle in forza in Libia, che andarono ad unirsi ad un aliquota che partì il 16 maggio da Napoli e raggiungendo Tripoli il giorno 10 unendosi al grosso delle forze il 13: 346 tra militari di truppa, sottufficiali ed ufficiali agli ordini del maggiore Francesco d’Agostino. Nel complesso il reparto era dotato di 6 cavalli, 40 muli, armi individuali e relativo munizionamento, più la necessaria dotazione da campo. Gli aerei previsti non partirono col resto del Corpo di Spedizione e non raggiunsero mai il fronte mediorientale.

Il 19 maggio il reparto sbarcò in Egitto presso Porto Said, il 4 giugno il generale Murray fece visita agli italiani ed il 13 il contingente raggiunse tramite treno la località di Raffa, posta a ridosso del fronte e presidiata da una brigata indiana. Il primo compito affidato ai nostri fu quello di presidiare la linea ferroviario che portava verso il fronte, di importanza fondamentale per garantire l’arrivo di mezzi e materiali verso i reparti combattenti, e difatti spesso sede di incursioni da parte di regolari turchi e beduini.

Il 28 giugno il generale Murray fu sostituito dal generale Allenby, avendo il primo fallito i ripetuti tentativi di prendere Gaza; il nuovo comandante delle forze alleate (erano presenti anche reparti francesi), organizzò una vasta offensiva lungo la linea Gaza-Bersheba avente come direttrice d’attacco Gerusalemme: 60.000 uomini, 500 cannoni e 100 aerei erano a disposizione del generale Allenby, cui si opponevano 200.000 ottomani male armati, sebbene supportati da reparti tedeschi. Al nostro contingente fu affidato il tratto di fronte antistante Gaza, inquadrati nella 20a divisione di fanteria indiana, che comprendeva anche un reparto di fanteria francese.

Il 31 ottobre la cavalleria australiana prese Bersheba ed il 7 novembre i turchi si ritirarono da Gaza tallonati dagli alleati; i nostri furono particolarmente impegnati i giorni 4 e 5 novembre. Proseguendo nell’offensiva le forze dell’Intesa conquistarono Gerusalemme il 9 dicembre ed il giorno 11 il generale inglese Allenby, il francese tenente colonnello De Piepape ed il nostro D’Agostino (nel frattempo promosso al grado di tenente colonnello) fecero il loro ingresso da vincitori a Gerusalemme.

Favorevolmente impressionato dalla condotta dei reparti italiani, il generale Allenby chiese che un intero corpo di ben due divisioni italiane venga inviato in Palestina, ma nonostante il consenso espresso dal ministro degli Esteri Sonnino, Diaz non volle distogliere forze consistenti dal fronte del Piave; ci si limitò ad inviare due battaglioni reclutati tra gli italiani residenti in Egitto. Solo successivamente, quando oramai le sorti della guerra sul fronte mediorientale erano segnate, il Comando Italiano si decise per l’invio di una forza di 6.000 soldati e relativa artiglieria, ma la decisione si rivelò tardiva: le forze britanniche e francesi (queste ultime cospicuamente aumentate di numero fino a 7.000 unità dal previdente governo francese), entrarono a Damasco e di li a poco la guerra su quel fronte ebbe fine (l’armistizio fu firmato il 30 ottobre 1918). L’Italia aveva sprecato la possibilità di far valere un più cospicuo impegno su un fronte che avrebbe potuto fruttarci molto al tavolo della pace.

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