Presa di Gorizia: bilancio e ragioni della nostra vittoria

Gli attacchi italiani nel settore goriziano incontrano la tenace resistenza degli avversari attestati sulle nuove e formidabili posizioni da essi occupate dopo il ripiegamento dietro la testa di ponte di Gorizia; anche sul Carso i nostri attacchi non sono riusciti ad avere ragione dell’avversario arroccato su posizioni difese con estremo accanimento. A rinforzare la difesa austriaca sono giunte in linea numerose divisioni che hanno permesso al nemico di stabilizzare la nuova linea del fronte. Dato che per poter avere ragione di una difesa salda su tali forti linee è necessaria una preparazione metodica e completa, i comandi della 2a e 3a armata hanno suggerito a Cadorna di sospendere l’offensiva iniziata il 6 agosto; di conseguenza è stato diramato l’ordine di arresto e consolidamento sulle nuove linee occupate.
La battaglia, che ha portato alla conquista di Gorizia da parte degli italiani, ha il seguente bilancio.
Per gli italiani 338 ufficiali morti, 1.260 feriti 161 dispersi; per la truppa 5.972 morti, 31.524 feriti e 11.967 dispersi; in totale 51.222 uomini fuori combattimento. Gli austro-ungarici lamentano 3.719 morti, 19.910 feriti, 13.829 dispersi, per un totale di 37.458 uomini posti fuori combattimento. In proporzione al numero di uomini impegnati dall’inizio della battaglia, le perdite austriache risultano superiori a quelle sofferte dagli italiani. Ingente il numero di soldati austro-ungarici catturati dagli italiani nel settore di Gorizia, stimabili intorno alle 5.000 unità.
Lo splendido successo coronato dalla presa di Gorizia risulta attribuibile alla meticolosa ed accurata preparazione dell’attacco, particolarmente contro il Sabotino, la cui brillante conquista ha permesso agli italiani di scalzare gli austriaci dalle linee a difesa della città. L’esperienza maturata in un anno e mezzo di guerra ha consentito ai comandi italiani di imbastire attacchi efficaci, portati avanti da truppe ottimamente addestrate, e che si sono avvalse di una tattica efficace eseguita in maniera impeccabile. Innegabile il fondamentale contributo dato dall’impiego a massa delle bombarde, il cui potere distruttivo sui reticolati nemici ha permesso alla fanteria italiana di arrivare a contatto con l’avversario e di averne ragione negli scontri alla baionetta; nel contempo il tiro delle artiglierie a lunga gittata ha sconvolto i centri nevralgici dei comandi nemici creando il più totale disorientamento, facendo così venir meno le comunicazioni lungo la gerarchia di comando; la perdita poi di una posizione ritenuta inespugnabile, quale quella del Sabotino, ha demoralizzato i soldati austriaci, già duramente scossi dalla violenza del bombardamento subito, mentre i soldati italiani erano galvanizzati dal trovarsi di fronte i reticolati nemici finalmente distrutti. In generale, per la prima volta sul fronte dell’Isonzo l’artiglieria italiana è stata utilizzata concentrando il tiro della maggior parte dei pezzi su obiettivi specifici, e non come nelle battaglie precedenti quando le batterie a disposizione erano state schierate disperdendole su un fronte troppo ampio: si è passati dal battere una certa area, al colpire punti specifici considerati vitali per il nemico, verificando gli effetti del tiro tramite comunicazioni rapide a mezzo telefonico tra batterie ed osservatori, modulando e modificando opportunamente il tiro in base ad informazioni precise. Gli assalti delle fanterie sono stati finalmente vincolati al raggiungimento dell’obiettivo fondamentale di aprire gli indispensabili varchi nei reticolati grazie al tiro efficace dell’artiglieria; ovvero è stato messo in campo ciò che è mancato nelle offensive del 1915. Il significato morale della vittoria italiana è elevatissimo, sia per l’esercito che vede finalmente coronati da successo gli sforzi di quattordici mesi di guerra, sia per l’opinione pubblica che attendeva da tempo la presa di Gorizia, sia per il credito dell’Italia presso le nazioni alleate: l’eco della vittoria italiana si sta facendo sentire in tutta Europa e nel mondo intero. Ed elevato è anche il successo strategico delle vittoria; difatti, se gli austriaci dominano ancora il campo di battaglia da posizioni tatticamente favorevoli, con la perdita della testa di ponte di Gorizia essi hanno perduto un eccezionale sbocco offensivo verso la pianura friulana, mentre il comando italiano ha ora a disposizione un ottimo punto di partenza dal quale imbastire nuove offensive sulla linea Bainsizza-Tolmino nella direttrice di Lubiana. Inoltre, sul Carso, con la conquista italiana dell’altopiano di Doberdò, rimane il solo baluardo dell’Hermada a disposizione degli austriaci per impedire l’avanzata degli italiani verso Trieste.
La vittoria italiana va ad appesantire il bilancio di sconfitte patite dall’esercito imperiale austriaco in un breve arco di tempo: la Strafexpedition in Trentino è stata fermata e gran parte dei territori occupati sono stati riconquistati con la successiva controffensiva italiana; in Galizia l’offensiva Brusilov ha messo in gravissima crisi l’esercito imperiale che ha dovuto cedere importanti territori ai russi, la cui avanzata è stata bloccata solo grazie all’intervento di forze tedesche, che per l’occasione hanno dovuto sottrarre reparti dal fronte di Verdun; sul fronte dell’Isonzo gli imperiali devono registrare la perdita di Gorizia appena conquistata dagli italiani, oltre al primo importante smacco subito sul bastione del Carso.

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