Nuovo sforzo italiano sul Carso

Data la necessità di appoggiare il recente intervento della Romania, oltre allo scopo di tenere sotto pressione l’esercito austriaco dopo la vittoriosa battaglia che ha portato alla presa di Gorizia, il Comando Supremo ha dato inizio ad una nuova offensiva sul fronte dell’Isonzo. Dopo aver testato con opportune ricognizioni la solidità delle linee austriache dietro Gorizia, Cadorna ha deciso di focalizzare questo nuovo balzo offensivo sul settore del Carso, affidando quindi le operazioni alla Terza Armata che in quel settore è schierata, rafforzata da tre divisioni cedute dalla Seconda. Il terreno dello scontro consiste in una distesa brulla, solo a tratti coperta da macchie boscose, con una superficie resa irregolare da doline e muretti a secco eretti a suddividere gli appezzamenti in tempo di pace; tale conformazione frastagliata ed irregolare spezza le formazioni dei reparti all’attacco, le rallenta, ne devia il percorso e, di conseguenza, ne imbriglia lo slancio offensivo. La presenza di numerose grotte permette al difensore di disporre di numerose riserve ammassate al riparo a ridosso dalle prime linee, da impiegare nei punti critici del combattimento. Nel settore gli austriaci dispongono di 59 battaglioni, 284 cannoni e 255 bombarde e lanciamine; gli italiani schierano 110 battaglioni, 841 bocche da fuoco e 558 bombarde.

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