La corazzata austriaca Viribus Unitis affondata da nostri incursori

La notte scorsa un mezzo d’assalto della Regia Marina, pilotato dai marinai Raffaele Paolucci e Raffaele Rossetti, è stato protagonista di un ardimentoso episodio di incursione che ha portato all’affondamento della S.M.S. (Seiner Majestät Schiff, ossia Nave di Sua Maestà) Viribus Unitis, ammiraglia e fiore all’occhiello della k.u.k. Kriegsmarine (Kaiserliche, und Königliche Kriegsmarine, ovvero Imperiale e Regia Marina) austro-ungarica.

Le prime informazioni su quanto accaduto riportano quanto segue.

Partiti dal porto di Venezia a bordo di due MAS e scortati da due torpediniere che trasportavano un mezzo d’assalto detto “mignatta”, Paolucci e Rossetti alle ore 22:18 sono giunti a poche miglia dalle acque del porto di Pola; i MAS e le unità di scorta si sono ritirati ed i due ardimentosi marinai sono saliti sulla mignatta e si sono diretti verso il loro obiettivo. Superati i tre ordini di reti protettive, i due incursori sono giunti all’interno del porto alle 3:00 ed alle 4:45 due cariche esplosive magnetiche di 200 kg ciascuna sono state attaccate alla carena della corazzata austriaca e programmate per l’esplosione alle 6:30. I due eroici marinai sono però stati scoperti e catturati. I due marinai italiani hanno poi informato il comandante dell’unità dell’imminente esplosione alle 6:00, e l’equipaggio è stato evacuato; non essendo però avvenuta l’esplosione l’equipaggio ha fatto ritorno sulla corazzata. Alle 6:44 le cariche sono esplose causando una grossa falla che ha fatto inclinare su un lato l’unità che è affondata in pochi minuti; sembra che le vittime siano più di 300.

La Viribus Unitis è (o meglio era stata) costruita nei cantieri navali di Trieste e varata il 24 giugno del 1911 ed è entrata in servizio il 5 dicembre del 1912, ha richiesto 25 mesi di lavoro e l’impiego di circa 2.000 operai. Il dislocamento era di 19.698 tonnellate, mossa da quattro turbine a vapore ed altrettante eliche, alimentata a carbone, con una velocità massima di 20,2 nodi; era armata con 12 pezzi da 305 mm, 12 da 150 mm, 18 pezzi antiaerei da 70 mm e 4 tubi lanciasiluri da 533 mm; l’equipaggio era di 1.087 uomini. E fu proprio questa corazzata a portare l’arciduca Francesco Ferdinando da Trieste a Ragusa, e da qui l’erede al trono imperiale si recò a Sarajevo dove è stato assassinato.

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