Il colonnello Giulio Douhet

Giulio Douhet è nato a Caserta il 30 maggio del 1869 in una famiglia patriottica: suo padre, di Nizza, aveva combattuto nelle guerre di indipendenza come ufficiale farmacista del Regio Esercito, e quando la sua città natale fu ceduta alla Francia, scelse l’Italia. Nel 1882 è entrato nel collegio militare di Firenze e nel 1886 nell’Accademia Militare di Torino, per poi passare alla scuola di applicazione di artiglieria. Tenente nel 1890, ha servito in vari reggimenti per poi frequentare la scuola di guerra. Divenuto capitano nel 1900, interessandosi di elettrotecnica e di motori, ha studiato le applicazioni militari dell’automobilismo; nel 1905 ha scritto per un quotidiano genovese dei commenti sulla guerra russo-giapponese mettendone in luce le innovazioni di negli armamenti e nelle tattiche utilizzate. Maggiore nel 1910, è stato insignito della Croce di Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia, lo stesso anno in cui scrisse un opera sull’aviazione e le sue possibilità di impiego militare. Durante la guerra di libia del 1911, ha stilato un rapporto sull’uso dell’aviazione in guerra, teorizzando l’uso strategico del bombardamento ad alta quota; grazie ai suoi studi sull’argomento, nel 1912 è stato nominato comandante in seconda del Battaglione Aviatori dell’Esercito a Torino, col compito di studiarne lo sviluppo tecnico e l’addestramento del personale; ne è divenuto comandante nel 1913 col grado di tenente colonnello, comandando un organico di 44 ufficiali, 23 sottufficiali e 278 militari di truppa. Nei mesi della neutralità ha curato l’addestramento dei piloti e il miglioramento degli apparecchi, in stretta collaborazione con l’ingegner Caproni. Contro il parere di molti suoi superiori, ha ordinato la costruzione del primo bombardiere Caproni, intuendo le potenzialità di impiego del bombardamento strategico: l’esercito nemico è una barriera a protezione delle strutture civili che lo supportano, e l’arma aerea è in grado di superare tale barriera. Date le tensioni venutesi a creare con i suoi superiori, è stato esonerato dall’incarico sul finire del 1914 e all’inizio della guerra è stato assegnato alla V divisione al fronte in Carnia, continuando però a sostenere presso le autorità politiche e militari la necessità che l’Italia si doti di una forte flotta da bombardamento.

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