Battisti e Filzi condannati a morte: sentenza già eseguita

Oggi, nel Castello del Buonconsiglio a Trento, si è svolto il processo farsa a carico di Cesare Battisti e Fabio Filzi. Gli imputati si sono fin da subito e sempre dichiarati soldati italiani considerandosi prigionieri catturati in zona di guerra, respingendo le accuse di tradimento rispetto ad uno stato che loro e i loro conterranei trentini considerano uno straniero occupante.
Alla pronuncia della sentenza di morte tramite capestro, Battisti ha chiesto di essere fucilato in quanto soldato e di poter indossare la sua divisa, ma le richieste non sono state accolte; gli sono invece stati procurati dei logori indumenti civili volutamente troppo larghi per renderlo ridicolo, e due ore dopo la lettura della sentenza è stata eseguita la condanna a morte, senza che neanche gli si permettesse di scrivere personalmente alla famiglia, ma solo di dettare una lettera al fratello Giuliano.

Fabio Filzi

Fabio Filzi

L’11 Battisti è stato trasportato in catene per le vie di una Trento deserta su un carretto, esposto al ludibrio della soldataglia austriaca e ricoperto di ingiurie e insulti, rigorosamente in tedesco, a riprova del fatto che i cittadini trentini non hanno preso parte allo scempio. Per l’esecuzione è stato scomodato nientemeno che Josef Lang, il boia di Vienna, fatto arrivare apposta a Trento ancor prima che il processo cominciasse. La corda usata per l’esecuzione della pena di morte tramite strangolamento si è spezzata, per cui il boia ha dovuto prenderne un’altra per continuare il proprio macabro incarico (contrariamente all’usanza di concedere la grazia al condannato, dato che in questo caso la legge considera la condanna a morte già eseguita per quanto in modo fallimentare); siamo certi che la rottura della prima corda non sia stata casuale, ma volutamente studiata per prolungare l’agonia del condannato (un’altra corda era tenuta guarda caso bella e pronta a portata di mano). Secondo le testimonianze, prima di porgere il collo al boia, Battisti ha gridato “Viva Trento Italiana!, Viva l’Italia!”; la morte è sopraggiunta dopo otto minuti di lenta agonia. Stessa sorte per Fabio Filzi.
Con questo gesto infame gli aguzzini austriaci, degni sudditi di Francesco Giuseppe l’impiccatore di molti altri patrioti italiani, hanno rivelato ancora una volta, se mai ce ne fosse ancora bisogno, la loro pertinacia nell’accanirsi contro gli uomini delle provincie italiane dell’impero che, ne siamo sicuri, presto cesseranno di patire per la loro ribadita italianità, grazie alle vittorie che il nostro esercito saprà riportare per rendere i trentini liberi in patria, vendicando così Cesare Battisti e Fabio Filzi, eroici testimoni della indiscussa e indiscutibile italianità delle terre trentine.

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