Venti di guerra

La Nota-Ultimatum – I precedenti – La difficile mediazione – La posizione dell’Italia – Prospettive e pericoli

 

Per la forma in cui è stata redatta, la Nota diplomatica di fatto è un Ultimatum: un’ultima richiesta che va accettata o rifiutata in tutte le sue parti. Nessun margine di trattativa o di dialogo è stato concesso al Governo Serbo. Nè dal punto di vista formale, nè da quello pratico dovendo il Governo Serbo rispondere alla richiesta Austro-Ungarica entro e non oltre le ore 8 del 25 luglio, termine perentorio anche per la delegazione diplomatica Austro-Ungarica comandata di abbandonare, nel caso di mancata o parziale risposta da parte della controparte Serba, la capitale Belgrado e rientrare nel territorio Imperiale.

Benchè nella Nota non si menzionino le conseguenze di un mancato accoglimento totale delle richieste dell’Austria-Ungheria, la cui durezza appare inaudita e senza precedenti nella storia della diplomazia europea, eccezion fatta per l’ovvia rottura delle relazioni diplomatiche conseguenti all’evacuazione del personale diplomatico Austro-Ungarico, le manovre militari delle settimane scorse lasciano intendere che il campo ormai sia sgombro per un’azione di forza da parte dell’Esercito Imperiale.

Non è la prima crisi diplomatica europea. Negli anni passati l’Europa già altre volte si è trovata sull’orlo della guerra: nel 1911 con la crisi di Agadir e nel 1912 e 1913 con la guerra balcanica e gli attriti tra l’Austria-Ungheria e la Serbia. In tutte queste occasioni la diplomazia ha saputo porre un freno. Ma ad ogni crisi è seguito un ampliarsi del fronte di chi propone la guerra come soluzione per le tensioni che si sono accumulate. Non è un mistero come le testate Ungheresi abbiano nelle scorse settimane proposto sempre più apertamente l’utilizzo della forza per dirimere la crisi innescata a Sarajevo dall’uccisione dell’Erede al trono Imperiale Francesco Ferdinando.

Il Ministro degli Esteri, Lord Edward Grey

Il Ministro degli Esteri, Lord Edward Grey

La diplomazia europea è in febbrile attività. In particolare, il Ministero di Sir Edward Grey è alla ricerca di una difficile mediazione per ricomporre la grave frattura, nella speranza di trovare nella Germania di Guglielmo II un ausilio per spingere l’Austria-Ungheria a desistere nelle “impossibili richieste” avanzate alla Serbia e, nel contempo e grazie all’azione di Nicola II, spingere la Serbia a fare più di un passo avanti verso l’Austria-Ungheria per scongiurare la guerra. Le possibilita’ di questo progetto dipendono dalle capacità e dalle intenzioni della Germania e della Russia.

Anche l’Italia, che – vale la pena di ricordarlo – è legata all’Impero tedesco e all’Impero Austro-Ungarico dalla cosiddetta “Triplice alleanza”, è in prima linea alla ricerca di una soluzione diplomatica. La posizione del Governo Italiano pare abbastanza complicata. Da una parte c’e’ l’evidente disappunto per la discutibile scelta operata dalle autorità Austro-Ungariche di non chiedere all’alleato un nulla osta preventivo per un così grave passo diplomatico.

Infatti, contrariamente a quanto dichiarato, il contenuto della Nota non era stato preventivamente comunicato al Governo Italiano che anzi ha appreso solo questa sera, insieme a tutte le altre autorità europee, il testo completo del documento. Questa decisione ha provocato la giustificata reazione sdegnata da parte dell’Onorevole di San Giuliano, in riposo a Fiuggi per lenire la malattia di cui è affetto, presso l’Ambasciatore tedesco Hans von Flotow.

Antonino Paternò Castello, marchese di San Giuliano, Ministro degli Esteri del Regno d'Italia

Antonino Paternò Castello, marchese di San Giuliano, Ministro degli Esteri del Regno d’Italia

Nel caso in cui all’ultimatum dovesse seguire un intervento armato, infatti, l’Italia non sarebbe tenuta a partecipare in sostegno dell’Austria-Ungheria poichè la “Triplice alleanza” è vincolante solamente in senso difensivo. E’ questo il secondo nodo da sciogliere per il Governo Italiano: dichiarare la propria neutralità di fronte ad un’azione armata da parte Imperiale contro la Serbia – e il possibile e non del tutto improbabile intevento Russo – invocando i termini del trattato sottoscritto con Austria-Ungheria e Germania o partecipare attivamente avanzando richieste di compensazioni?

Le dichiarazioni ufficiali lascerebbero intendere che la linea scelta al momento sia quella della mediazione o comunque della preservazione dello status-quo, nè del resto l’opinione pubblica italiana sembra essere interessata a partecipare

attivamente ad un’azione armata offensiva dell’Austria-Ungheria nei confronti della Serbia. In tal senso, l’opera mediatrice italiana non dovrebbe discostarsi troppo da quella tracciata da Sir Grey: azione combinata presso Berlino e Pietroburgo. E’ sopratutto in quest’ultima capitale che probabilmente si decideranno le sorti del conflitto diplomatico: se dalla capitale Russa dovesse partire l’invito alla Serbia a chinare il capo, molto probabilmente la guerra sarebbe scongiurata.

Ma se la mediazione non dovesse bastare, le conseguenze potrebbero essere inaudite e la conflagrazione potrebbe giungere a coinvolgere tutte le maggiori potenze europee legate le une alle altre da alleanze che potrebbero trascinare l’intera europa in una guerra di dimensioni mai viste prima.

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