Turati: E’ opportuno che qualcuno dica no!

In un vibrante discorso interrotto da rumorose rimostranze, l’Onorevole Turati ha lanciato gravi accuse sulla gestione delle manifestazioni interventiste e la soppressione di quelle neutraliste. In un passaggio chiave il Deputato ha espresso il fermo No del suo partito al voto chiesto dal Ministro Salandra per il Disegno di Legge presentato dal Governo.

Ecco il testo completo dell’intervento di Turati:

“TURATI. In un’ora tragica per l’ Europa intera, in quest’ora formidabile per tutti, mentre forse sta per calarsi una saracinesca su ogni libera espressione del nostro pensiero, voi concederete a noi di compiere questo supremo dovere politico: esprimerci con assoluta sincerità.
Parlo a nome del gruppo socialista, chiedendo che i nomi dei suoi membri presenti siano registrati a verbale (ne invia alla Presidenza le firme) e inoltre dei colleghiBadaloni, Lucci, Vigna, Giacomo Ferri e Sandulli.
Onorevoli colleghi; sono pochissimi giorni e qui era un convincimento comune: che una grandissima maggioranza delle due Camere – sia pure per motivi non per tutti identici – era recisamente avversa a ogni politica di guerra. Dico a ogni politica di guerra che non fosse di difesa necessaria, nel significato il meno opinabile del vocabolo, nel suo significato più letterale: di assoluta, materiale, brutale necessità.
Questa maggioranza credeva, sapeva di rappresentare i bisogni, i sentimenti della enorme maggioranza reale del popolo italiano, se anche della parte non la più rumorosa (Commenti — Rumori); la volontà precisa del suffragio universale, onde noi tutti abbiamo origine e potere.
Il Gabinetto, il 13 corrente, imprimeva a questa constatazione suggello ufficiale, confessando di non avere, a favore delle proprie direttive, non già la maggioranza del Parlamento (noi ci contentiamo di esser posti fuori di questi calcoli, come fossimo gli eletti di nessuno), ma neppure la maggioranza dei Partiti costituzionali del Parlamento. Per tale motivo il Gabinetto rassegnava le proprie dimissioni nelle mani del Sovrano.
Questi, correttamente usando della propria prerogativa, interpellati parlamentari autorevoli, non reputava che le dimissioni per sè sole, anche così motivate, dessero sufficiente indicazione per la soluzione della crisi, e rimandava il Gabinetto davanti al voto della Camera.
Nel frattempo, a voi tutti è noto quello che accadeva.
In quei medesimi giorni, immediatamente dopo le dimissioni del Gabinetto, una insurrezione era organizzata in alcune delle nostre maggiori città e in una parte della stampa, a base di vituperio contro coloro che manifestavano opinioni contrarie alla guerra, non risparmiando, anzi designando in prima linea, come venduti e complici dello straniero ai danni dell’Italia, tutta una falange di nostri colleghi, incitando contro di essi alla violenza pubblica e privata. Da un simbolico assalto alla sede della Camera elettiva, alle liste di proscrizione che si tentò mettere sotto un augusto patrocinio, tutte le arti più classiche, con sacrate nella antica e nella recente istoria, quante volte si volle sbarazzarsi di Parlamenti molesti ad agognate autocrazie od oclocrazie, tutte furono sperimentate con meditata sagacia.
Contemporaneamente, le manifestazioni pubbliche a favore dell’ intervento ebbero franchigia dovunque … (Interruzioni —Rumori).
COLAJANNI. Ci fu un morto! Chiedo di parlare.
TURATI. … mentre quelle in senso opposto vennero impedite e represse dalla polizia.
PIROLINI. Evviva la piazza ! (Rumori prolungati).
PRESIDENTE. Facciano silenzio! Lascino parlare l’onorevole Turati.
TURATI. Non mi lascerò turbare nè deviare da interruzioni ; in questo istante noi parliamo tutti con l’animo e con lo stile di chi detta un proprio testamento. E l’effetto o la conclusione di tutto questo che ho rammentato, si vuole, si pretende da alcuni – evidentemente animati dal più superbo dispregio non dico verso le nostre persone, che poco conterebbe, ma verso il Parlamento e gli ordini rappresentativi – si vuole, si pretende che la conclusione questa sia stata : che immediatamente – senza che il più piccolo fatto nuovo nella politica estera sia sorto o sia venuto a cognizione nostra (Interruzioni) per spiegare e coonestare il mutamento; immediatamente e assai prima che fosse uscito quel Libro Verde che ci avete dato in mano testé e di cui pochi anche ora hanno potuto prendere seria contezza ; quella grande maggioranza antibellica avrebbe capovolta la propria opinione; che il Gabinetto avrebbe ottenuta, per quella via, la maggioranza che aveva confessato di non avere,anzila unanimità dei partiti costituzionali del Parlamento ; che coloro, i quali vedevano nella guerra un errore capitale e la possibilità di un disastro, si sarebbero improvvisamente, miracolosamente ravveduti e siano disposti a recitare il confiteor… se pure non l’han già recitato. (Interruzioni). Cosichè – se gli aruspici ben si fossero’ apposti – la guerra, la grande guerra italica, la guerra che suppone ed esige l’eroismo, si inaugurerebbe sotto gli auspici di una grande fuga generale, di una abdicazione collettiva.
La “guerra che dovrebbe rafforzare le istituzioni democratiche della Europa latina contro i pericoli e le minaccie del feudalismo imperialista alemanno, la guerra redentrice e liberatrice, avrebbe prodotto questo primo effetto, prima ancora di essere scoppiata: di avere abolito fra noi il vigore e la dignità dell’istituto parlamentare.Il quale, soppresso da un colpo di Stato, può bensì reagire e riaversi : suicidato, non avrebbe speranza di resurrezione.
Ebbene, poiché questa è la leggenda obbrobriosa che si fa circolare, e v’è chi le presta fede, è opportuno, onorevoli colleghi, è opportuno per la dignità di noi tutti, per il Parlamento e per il paese, per l’Italia e per l’Estero – che da qualcuno si smentisca col fatto.
È opportuno si dica sin da ora che vi è qualcuno qua dentro – se sieno pochi o molti, è ciò che vedremo, ma importa che qualcuno vi sia – che non fugge, che non muta, che non mente, che non si rinnega, che non abdica, che non dilegua ; che il timore miserabile del disastro proprio non antepone al sacro timore, confessato fino a poco stante, della jattura della Patria.
È opportuno che vi sia qualcuno che ripeta, oggi e qui, quello che disse, ieri’ ed avant’ieri e sempre, qui e dappertutto; che rivendichi il diritto ed il dovere di amare e di difendere la Patria secondo i soli dettami della propria coscienza (Applausi all’estrema sinistra — Rumori), non secondo le intimazioni che vengono di dietro la siepe. (Interruzioni ripetute).
PRESIDENTE. Non interrompano !
TURATI. È opportuno, signori del Governo, che vi sia qualcuno che, alla vostra domanda di pieni poteri per la guerra, risponda, semplicemente ma recisamente : No ! {Commenti).
Le ragioni e ideali e pratiche, onorevoli colleghi, per le quali il gruppo socialista, anzi il partito socialista, è fondamentalmente avverso alla guerra in generale, e lo è a mille doppi a questa guerra speciale, furono tanto ripetute, e sono d’altronde per sè stesse tanto intuitive, che il ridirle ad una ad una, in quest’ora piena d’impazienze, mi parrebbe vana e molesta jattanza. Non sarebbe, non sarebbe più partito socialista, per definizione partito internazionale (Rumori), se non sentisse questa avversione profonda, fondamentale, irreduttibile, alla guerra ed agli armamenti, agli armamenti che generano ed inciprigniscono la guerra, alla guerra che giustifica e fa moltiplicare gli armamenti, che riproducono la guerra… (Rumori) e il viziosissimo circolo gira all’infinito così. Se, sul terreno della pratica, se nell’urto col reale, questa sua tenace ostilità può ancora esser vinta, essa trae da ciò ragione tanto maggiore di affermarsi e resistere, per preparare le sue vittorie future, per indurre le classi dirigenti a cercare sempre più in altri mezzi, che non siano la violenza collettiva, atroce, criminosa, nefanda, la soluzione dei conflitti internazionali (Rumori vivissimi); per affrettare e imporre a mano a mano gli arbitrati, le intese, le federazioni dei popoli ; per costringere le diplomazie ad agire all’aperto e fuori dalle imboscate (Rumori)-, per negare ogni valore ed efficacia ai trattati occulti e non ratificati dai popoli; per indurre insomma, nei rapporti anche fra gli Stati, quelle norme di elementare lealtà e probità, che sono la morale corrente tra individui civili (Rumori), e che rappresentano per questi – e il medesimo sarebbe per le nazioni – soprattutto una enorme economia di forze e una fonte e guarentigia di comune benessere. (Rumori — Interruzioni). Signori, soltanto una rabbinica voluttà di sofisma può raccontare ai semplici che questo sforzo di umanità integratrice stia in contrasto agli ideali di patria e di nazionalità, che ne sono coefficienti essenzialL Una concezione, che basa sulla fondamentale unità degli interessi del lavoro attraverso e sopra i confini, e nulla ha che fare col piagnucoloso e malfido pacifismo dei pacifisti in tempo di pace, sa che la sua piena attuazione instaurerà le autonomie
democratiche anche delle stirpi nel mpdo più saldo e più universale, anzi nel solo modo che non implichi contraddizioni, delusioni, ritorni. {Commenti). Perciò, quando voi ci invitaste a gridare un Viva l’Italia ! che non sia l’involucro insidioso di un Viva la guerra !, nessuno vi risponderebbe con più profonda convinzione e con più schietto entusiasmo di noi. (Rumori vivissimi).
PRESIDENTE. Ma facciano silenzio! Vogliono che siano tutti, senza eccezione, della loro opinione ?
( Voci a destra. È la tribuna della Stampa. )
PRESIDENTE. Essa mancherebbe al suo dovere, se disturbasse l’andamento della discussione. Prosegua onorevole Turati.
TURATI. Frattanto e perciò, se un cumulo di forze e di interessi sospinge alle guerre, il socialismo non può che allearsi alle forze e agli interessi che le guerre attraversano; ed è o troppo ingenuo o troppo furbo chiedergli quel che oggi a noi ufficiosamente si chiede: che la nostra fede e la nostra azione antibellica custodiamo gelosamente nel fondo del cuore (Vivi rumori), solo imponiamo loro il silenzio é l’ignavia quando una guerra è imminente. Per ciurmerie di cotesto genere, vi sono Società per la Pace particolarmente qualificate ! Sul terreno dell’immediato contingente, il Partito socialista italiano pensa – di frontea questa guerra – che nessun Paese sia meno costretto, consigliato o autorizzato dell’ Italia a mescolarvisi, che nessun Paese abbia altrettanto da temere dal parteciparvi e così poco da sperarne anche nell’ipotesi del migliore successo. Per ragioni storiche, geografiche, demografiche; per ragioni di stirpe e di tradizione, per ragioni finanziarie ed economiche, per la sua indole di nazione esportatrice di mano d’opera e tributaria fatalmente ancor oggi verso il capitale straniero, l’Italia ha tutto l’interesse di restare, di diventare la grande mediatrice e pacificatrice dei popoli, non legata, non vassalla a una gente od all’altra, all’uno o all’altro aggruppamento di Stati. (Commenti). Nessun’altra nazione ha bisogno al pari dell’Italia di chiedere l’aumento della sua influenza economica e politica nel mondo unicamente allo sviluppo interiore della sua civiltà, all’incremento della sua produzione, al rinvigorimento della sua organizzazione e disciplina intellettuale, morale, industriale, scientifica, tecnica; allo sviluppo di tutte quelle attività, qualità e strumenti di azione che la guerra e l’organizzazione per la guerra impediscono, paralizzano e stroncano ineluttabilmente.
Di guisa che ogni guerra dell’Italia, che non sia di difesa necessaria nel senso più rigoroso del vocabolo, appare a noi in realtà una guerra contro l’ Italia. E una guerra, di riflesso, contro tutte quelle idealità che essa, col proprio sacrifizio, pretendesse servire. (Interruzioni). Perocché essa assai male le servirebbe, quando uscisse indebolita da una guerra che, per comune consenso, indebolirà anche i vincitori, nella quale, anzi, sembra avverarsi il paradosso che nessuno sarà vincitore, tutti saranno vinti. È perciò che, quando parve che il Governo, sotto gli auspici del « sacro egoismo nazionale », negoziasse la sua neutralità e quasi la ponesse all’incanto, noi ci sentimmo profondamente feriti, sentimmo che una tale neutralità tradiva sè stessa, rafforzava in realtà le ragioni dell’interventismo e ne favoriva il trionfo. (Commenti prolungati).
Ma, pur favorendo il trionfo dell’interventismo, una tale neutralità lo viziava fin dall’origine, gli imprimeva il proprio suggello mercante, gli appannava quell’ aureola di generosità e di disinteresse ideale, che, per quanto utopistica (e supremamente antidemocratica, là dove la vittoria delle idealità non sia affidata unicamente a legioni di volontari convinti ed entusiasti), poteva tuttavia costituirne una forza ed una legittimazione. (Interruzioni — Eumori).
Un gesto, concordato con le Potenze neutrali, che ponesse come correspettivo al perdurare della neutralità la evacuazione del Belgio tradito e sacrificato – minaccia permanente e precedente formidabile contro ogni santità di trattati e fiducia di onesti negoziati internazionali – un tale gesto, non immeschinito da altre pretese di egoismo territoriale o mercantile, ben poteva segnare un solco luminoso nella storia. Ma non saprebbe essere così sapiente un interventismo capitalista e borghese. (Commenti).
Onorevoli colleghi, con un voto puramente negativo, noi non avremo adempiuto il compito nostro.
Se le nostre schiere, se le schiere dei nostri fratelli partiranno per le trincee, noi, non potendo piti deprecarne il sacrificio, per la stessa logica nostra dovremo essereprimi ovunque si lavorerà ad affrettare la soluzione meno infelice del conflitto e a diminuirne le rovine. Nell’opera di Croce Eossa civile, nel senso il più vasto del vocabolo, sul fronte e in tutto il paese, gruppi, amministrazioni ed individui socialisti si troveranno, ne ho fede, nelle prime linee.(Commenti). Qui veramente la collaborazione di quanti si sentono italiani si eserciterà,
anche dal canto nostro, piena e sincera.
Su altri punti – e ve li accennerò – sarà lotta ancora e dissidio. Ma su uno, su uno almeno, vorrei, mi inardirei a sperare che il consenso potesse essere pieno, immediato e fattivo: sulle provvidenze da prendere cioè – senza le quali sarebbe bestemmia ostentare patriottismo – onde i richiamati, tranquilli almeno sul pane delle loro famiglie (Bene! Bravo!), possano stare in campo con la fermezza che è voluta dalle supreme necessità dell’ora. (Approvazioni — Commenti).
Noi vi abbiamo già incitati ad assumere sulle vostre spalle, a riversare sulle spalle, capaci di sorreggerle, dei proprietari meglio provvisti, le grandi spese della guerra. Voi costantemente, se si trattò di concretare, avete ricusato.
E noi dovremo insistere e ribadire.
E pigliamo impegno di battere e ribattere e non aver requie e non darvene, affinchè alla fastosa e rovinosa politica guerresca si accompagni una politica di pace, di lavoro, di credito al lavoro e di provvidenze sociali proporzionata, quale a voi vennero suggerendo – ahimè, con quale scarso profìtto sin qui! – più ancora che non le grandi organizzazioni proletarie italiane, le grida e le lacrime che esalano dalla obiettiva profonda tristezza delle cose in tutto quanto il paese.
E pigliamo impegno di fare il can di guardia perchè almeno, col pretesto della guerra gloriosa, non si speculi sulle magre conquiste dell’ organizzazione proletaria, sulle searse leggi sociali, come già si accennò a fare.
Soprattutto i socialisti daranno opera a che, nonostante il momentaneo scompiglio che ruppe le ancora mal connesse compagini della troppo immatura Internazionale proletaria, i germi non ne siano dispersi e, passata la bufera, si ripigli a riedificare.
Yoi ne avrete bisogno al par di noi, perchè, -guardatevi dunque d’attorno! – se fosse davvero la bancarotta della Internazionale, sarebbe anche (e peggio allora per t u t t i ! ) la bancarotta della civiltà. (Applausida una parte dell’estrema sinistra — Rumori da altri banchi).”

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