Si rinnovano gli scontri a Verdun

Sotto una bufera di neve che sembrava dover paralizzare tutte le operazioni belliche, le forze tedesche si sono lanciate nuovamente all’attacco nella zona di Verdun. L’attacco questa volta è avvenuto sulla riva sinistra della Mosa, in direzione della collina dal sinistro nome di “Le Mort-Homme”.

Alta 304 metri, questa asperità del terreno poco notevole rispetto alle colline sulla riva destra, ha la particolarità di dominare completamente la riva sinistra. Gli artiglieri francesi l’hanno usata efficacemente come scudo per proteggere le vitali batterie di appoggio alla prima linea alleata mentre i genieri l’hanno trasformata in una fitta striscia di fortificazioni e trincee e un intricatissimo reticolato di migliaia di km di filo spinato. Ma non basta: Le Mort-Homme domina la zona in cui si erge e fornisce agli artiglieri francesi un eccellente posto d’osservazione, costituendo, nelle mani dei tedeschi, un formidabile strumento per compiere l’ultimo balzo per allontanare le batterie francesi sulla riva sinistra della Mosa che così efficacemente hanno martellato le fanterie nemiche nella zona di Douaumont impedendone l’avanzata e mettendole in scacco.

Il Comando francese non si è fatto trovare impreparato: il Generale Petain aveva previsto questo tentativo tedesco di liberare le forze sulla riva sinistra da parte del fuoco d’infilata dell’artiglieria francese per poter sbloccare l’attacco a Verdun e prendere la città, e aveva concentrato in questi giorni 25 batterie pesanti, centralizzando il controllo del fuoco dell’artiglieria e migliorando la comunicazione e la coordinazione delle varie armi. Oltre 25.000 uomini erano inoltre affluiti dalle retrovie per rinforzare la prima linea e aiutare nella ricostruzione e nel consolidamento delle retrovie.

Nonostante tutto questo, il colpo vibrato dalle forze tedesche si è rivelato micidiale. Un fittissimo fuoco d’artiglieria, paragonabile forse a quello micidiale che ha dato l’inizio alla battaglia per Verdun, il 21 febbraio scorso, ha letteralmente annientato la prima linea francese, abbattendo fanti, spazzando piazzole di mitragliatrici, spianando i reticolati di filo spinato e interrompendo i fili telefonici, isolando così la prima linea dalle retrovie.

Con meno slancio del 21, la fanteria tedesca è partita all’assalto e ha conseguito risultati notevoli su molti punti del fronte. La 77° brigata tedesca è riuscita, sotto un vento sferzante carico di neve, ad attraversare la mosa e prendere posizione nelle retrovie nemiche. L’artiglieria francese, di fronte ad una minaccia così grave, ha subito puntato tutti i cannoni sulle truppe tedesche e ha fatto fuoco con ogni mezzo ma il terreno inzuppato d’acqua e nevischio ha impedito a molte spolette di innescare le cariche esplosive. Le granate francesi sono piovute, spesso innocue, sulle fanterie tedesche allo scoperto, dando al nemico la possibilità di avanzare e prendre posizione.

Il panico si è diffuso tra le forze francesi, peggiorato dalla constatazione che la 67° brigata, posizionata proprio dove è caduto più massiccio l’attacco tedesco, si è letteralmente liquefatta lasciando nelle mani dei nemici centinaia di prigionieri e inondando le retrovie di reparti di sbandati. L’Alto Comando ha subito diramato l’ordine di contrastare episodi di disfattismo con la massima severità, predisponendo mitragliatrici alle spalle dei reparti in prima linea per impedire ai soldati di ritirarsi.

L’avanzata tedesca, spettacolare anche se a caro prezzo, ha subito una prima battuta d’arresto nei pressi del Bois de Corbeaux, ai piedi del Mort-Homme, quando finalmente l’artiglieria francese, coordinata grazie agli osservatori in cima alla collina, ha iniziato a fare fuoco sui reparti nemici allo scoperto facendo carneficina dei fanti tedeschi. A più riprese gli ufficiali germanici hanno cercato di lanciare le proprie truppe in avanti, per un ultimo sforzo, ma il fuoco francese è stato tale da infliggere migliaia di perdite tra morti e feriti e infine bloccare completamente l’avanzata nemica, stabilizzando il fronte con il calare delle tenebre.

Le retrovie francesi sono ingombre di sbandati e reparti di polizia militare sono al lavoro per ricomporre i frammenti delle unità di combattimento che sono state letteralmente demolite dalla furia dell’attacco tedesco. L’attività logistica si è fatta ancora più intensa nell’unica via che da sud porta a Verdun e che non è minacciata dall’artiglieria tedesca. Complicate manovre di migliaia di autocarri sono rese ancora più estenuanti dalle condizioni climatiche estreme: i carri che rimangono bloccati dal gelo o si guastano, vengono semplicemente spinti oltre il fossato ai lati della strada e abbandonati per consentire al traffico di riprendere il proprio corso.

Anche da parte tedesca, nonostante i bollettini trionfanti, la stanchezza e la confusione hanno raggiunto livelli altissimi. Le perdite sono tali da un posto di intercettazione francese, secondo un bollettino di Parigi, avrebbe sentito un ufficiale tedesco commentare così la giornata: “Se andiamo avanti così, a fine guerra non ci rimarrà nemmeno un uomo.” Secondo fonti francesi i caduti da parte tedesca rasenterebbero le 100.000 unità. Stime analoghe, se non più positive, sono state fatte da parte germanica.

A tarda serata, genieri francesi hanno inviato un messaggo al comando, indicando l’altezza della Cote 304 ( un’importante altura a ovest del Mort-Homme ) come diminuita di 4 metri per via del pesantissimo e devastante bombardamento preparatorio tedesco.

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