Scandalo tra le forze armate svizzere: violata la neutralità

Il bibliotecario André Langie

Il bibliotecario André Langie

Che la neutralità svizzera potesse cedere forse qualcuno lo poteva sospettare ma il caso che sta infiammando l’opinione pubblica elvetica da un paio di giorni sicuramente incrinerà le certezze di molti.

Sin dai primi giorni di guerra, nel 1914, sembra che due colonnelli del servizio di informazione dell’esercito elvetico abbiano iniziato a mandare giornalmente informazioni e dispacci riservati alla Germania. Nel mese di settembre’14, il colonnello von Wattenwyl, all’epoca capo dei servizi di informazione dello Stato Maggiore, aveva assunto alle sue dipendenze con compiti di traduttore un bibliotecario di Losanna, André Langie, esperto di lingue slave e di decifrazione di codici segreti. Con il passare dei mesi Langie inizia a rendersi conto che i dispacci a lui sottoposti non rivestivano una grande importanza per gli interessi e la sicurezza della Svizzera, anzi si rese conto che veniva preso con molto interesse soprattutto il materiale di provenienza russa. Nell’ottobre del 1915 gli furono addirittura sottoposti documenti che riguardavano lo stato maggiore inglese. Il sospetto che la neutralità svizzera fosse stata violata prese il sopravvento e, causa la sua ormai sfiducia nelle alte sfere dell’esercito, decise di informare dapprima la delegazione russa della violazione e dell’utilizzo dei suoi codici e poi contattò Albert Bonnard caporedattore del «Journal de Genève» e Edouard Secrétan caporedattore della «Gazette de Lausanne», due oppositori alle tendenze germanofile della Svizzera tedesca. Furono loro a convincere Langie a preparare un promemoria e ad inviarlo al Consigliere federale on. Camille Decoppet.

Lo scandalo inizia proprio qui. L’8 dicembre scorso il capo del Dipartimento militare Federale viene a conoscenza delle accuse di Langie, poco dopo che l’Ambasciatore di Francia a Berna si era lamentato presso il Presidente della Confederazione on. G. Motta delle violazioni alla neutralità perpetrate dallo Stato maggiore generale svizzero inviando regolarmente a Germania e  Impero austro-ungarico il suo bollettino. Curiosamente pare che sia stato un ciclista, incaricato delle consegne quotidiane di dispacci dall’alto comando alle legazioni degli imperi centrali, ad informare l’ambasciata francese.

Al centro della bufera due colonnelli: Karl Egli e Moritz von Wattenwyl, il 14 dicembre scorso il consigliere federale Decoppet informa il generale Wille delle accuse mosse ai colonnelli.La sua reazione iniziale fu di tentare di evitare lo scandalo ma ormai era tardi: le notizie erano già trapelate, e i colonnelli ormai erano compromessi. Il loro esonero dal servizio d’informazione e ricollocamento in reparti attivi non risultava certo una punizione agli occhi dell’opinione pubblica sia nazionale che estera.

Era facile prevedere che le indiscrezioni trapelate sui provvedimenti presi nei confronti dei due ufficiali avrebbero scatenato, specie nella Svizzera Romanda, un coro di protesta. Soltanto perché costretto dalla pubblica opinione e dopo intervento del Consiglio federale, il generale si decise a ordinare un’inchiesta militare, intesa a chiarire il caso. Per evitare una crisi di sfiducia verso l’esercito e lo Stato era ormai troppo tardi. Il generale fu costretto quindi ad ordinare un’inchiesta ufficiale per chiarire il caso.

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