Nikolaj Nikolaevic Romanov

Nikolaj Nikolaevic Romanov (San Pietroburgo, 6 novembre 1856) è figlio del Granduca Nicola ed Alessandra di Oldenburg, nonché cugino dello Zar Nicola II.

Si diplomò alla scuola militare come ufficiale del genio e prese parte alla guerra russo-turca del 1877, continuando la carriera militare fino a divenire comandante degli ussari nel 1884; fu poi ispettore generale della cavalleria apportando a quest’ arma importanti innovazioni. Non partecipò alla guerra russo giapponese ma fu chiamato in causa durante la rivoluzione del 1905; in questa occasione si palesarono le sue idee in particolare quando rifiutò di obbedire allo Zar che gli chiedeva un atto di forza dell’esercito per porre fine ai tumulti (Il Granduca Nicola minacciò addirittura di suicidarsi estraendo la pistola davanti al sovrano piuttosto che agire contro la folla). Fu l’atteggiamento del Granduca a convincere Nicola II a convocare la Duma e a promulgare il manifesto del 17 ottobre (il documento con il quale il sovrano prometteva riforme riguardanti le libertà civili e politiche come la libertà di parola e di associazione, e i diritti elettorali per le classi meno abbienti). Questo atteggiamento procurò al Granduca l’avversità degli ambienti più conservatori della corte e dell’esercito, in particolare da parte della Zarina.

Negli anni successivi assunse la direzione del Consiglio di Difesa, posizione dalla quale apportò notevoli miglioramenti all’efficienza e modernità dell’esercito.

Nel 1907 sposò Anastasia, figlia di Nicola del Montenegro, matrimonio che promosse il panslavismo di matrice antiaustriaco già montante nella Russia di quegli anni e rafforzò i sentimenti di ostilità verso gli Imperi centrali che il Granduca aveva già in precedenza manifestato.

Il 22 di marzo ha ricevuto l’Ordine di San Giorgio di seconda classe per i suoi meriti nel riuscito assedio di Przemysl, ma in agosto lo Zar suo cugino lo ha sostituito come comandante in capo dell’esercito, nominandolo comandante in capo sul fronte del Caucaso contro i turchi, anche se il comando effettivo delle truppe è nelle mani del generale Nikolaj Nikolaevic Judenic.

All’inizio del conflitto che ancora oggi infiamma l’Europa il Granduca Nicola si è guadagnato da subito come comandante in capo la stima dei soldati e l’apprezzamento dei suoi generali, ma il coraggio e la disciplina delle truppe difficilmente possono supplire alla mancanza di mezzi e materiali che fin da subito ha minato l’efficienza combattiva dell’esercito zarista; tale circostanza è poi stata aggravata dall’intervento dell’Impero Ottomano e la conseguente chiusura degli stretti, che ha reso ancora più problematiche le già gravi difficoltà di rifornimento dell’immenso esercito russo.

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