Medaglia d’Oro al Tenente Decio Raggi

Sua Maestà il Re d’Italia, Vittorio Emanuele III, ha conferito motu proprio la Medaglia d’Oro, la più alta onoreficenza al Valore militare, al Tenente Decio Raggi, deceduto il 24 luglio all’ospedale militare di Cormons per le gravi ferite riportate nei combattimenti alle pendici occidentali del Podgora.

Il fatale 19 luglio, il Tenente uscì in missione per aprire un varco nei reticolati di filo spinato. Dopo una lunga e faticosa marcia di avvicinamento, sotto il tiro della fanteria e delle mitragliatrici Austro-Ungariche, ha condotto davanti a tutti l’assalto ad una postazione nemica. Dritto sul parapetto della trincea, sfidando il micidiale fuoco di fucileria, ha incoraggiato i suoi soldati a combattere e non esitare, gridando loro in dialetto romagnolo “un gnié piò inciun“.

Gravemente ferito da una palla nemica che gli ha traforato il petto, il Tenente Raggi per evitare la cattura riuscì a raggiungere le trincee amiche dove venne soccorso. Per la gravità delle ferite riportate spirò cinque giorni più tardi.

Ecco le motivazioni dell’Onoreficenza:

«Nobilissimo esempio di mirabile eroismo, sotto il grandinare dei proiettili, superate le fortissime insidiose difese avversarie, si slanciava, primo, sulla trincea nemica e, ritto su di essa, sfidando la morte pur di trascinare i suoi soldati all’audace conquista, li incitava e li incuorava invocando le tradizioni della forte Romagna e, colpito a morte, nel sacrificare la generosa vita alla Patria, li spronava ancora a compiere l’impresa valorosa, si chiamava beato della sua sorte ed inneggiava al glorioso avvenire dell’Italia.»
— Podgora, 19 luglio 1915

Nato il 29 settembre 1884 a Savignano di Rigo, una frazione del comune di Sogliano al Rubicone, in provincia di Forlì, sesto di sette fratelli, Decio Raggi proviene da una famiglia di ardenti patrioti, essendo il padre Enrico e lo zio Giuseppe, veterani dei “Cacciatori del Montefeltro” nella presa di San Leo.

Profondamente cattolico e da sempre impegnato in politica, Decio Raggi ha partecipato alle elezioni amministrative che lo hanno portato a divenire consigliere comunale e poi assessore Sogliano. Convinto interventista, fu tra i primi ad arruolarsi allo scoppio delle ostilità e partecipò con grande coraggio e ardore agli accaniti scontri che precedetterero la fatale missione del 19 luglio che lo consegnò alla Storia e alla Gloria.

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