L’ultimo viaggio degli Arciduchi

La sepoltura al castello di Arnstetten – Il malcontento della nobilità – La aperta critica all’organizzazione – Il commosso autografo dell’Imperatore – L’ordine del giorno alle forze armate

 

Sono giunte infine questa mattina al castello di Arnstetten le bare degli Arciduchi uccisi a Sarajevo. Ad attendere il carro funebre di cristallo, c’era il nipote di Francesco Ferdinando e attuale arciduca ereditario Carlo Francesco Giuseppe con la consorte Zita di Borbone-Parma, un corteo di ufficiali dell’Esercito e le autorità locali.

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Le salme al castello di Artstetten

Alle 10 circa sono giunti, accompagnati dalla zia Contessa Enrichetta di Chotek, i tre figli orfani della reale coppia:  Sophie, Maximilian ed Ernst. I poveri fanciulli non avendo potuto partecipare alle esequie tenutesi a Vienna, per la prima volta hanno visto i feretri dei genitori e a lungo hanno pianto e pregato.

I due feretri hanno trovato infine pace nel mausoleo fatto costruire dall’Arciduca. Lo volle chiarissimo perchè, come egli stesso ebbe a spiegare scherzando, così avrebbe potuto leggere i giornali.

Terminate definitivamente le esquie degli Arciduchi, permane il malcontento e la critica – anche aperta – nei confronti dell’organizzatore, maggiordono di corte, principe di Montenuovo. Troppo modeste, troppo poco solenni, sarebbero state spogliate dalla dovuta importanza che il momento avrebbe richiesto. Molto criticata è anche la scelta di non invitare le delegazioni estere.

Nei giorni scorsi molto si è parlato dell’assenza del Kaiser. Ma anche lo stesso Imperatore Francesco Giuseppe, reduce da un malore, non ha partecipato alle esequie.

Secondo fonti vicine alla corte di Vienna, le motivazioni dietro alle scelte del Principe di Montenuovo sarebbero da ricercare nell’aperta ostilità che egli aveva nei confronti dell’Arciduca Francesco Ferdinando, ostilità per altro ricambiata dallo stesso e che avrebbe portato l’organizzatore delle esequie ad applicare rigidamente – per vendetta – le norme che il protocollo prevede per una coppia dispari per nobiltà di lignaggio.

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L’Imperatore Francesco Giuseppe d’Asburgo

Pubblichiamo il seguente autografo dell’Imperatore Francesco Giuseppe:

« Caro conte Sluergh; profondamente commosso, mi trovo sotto l’impressione del nefasto delitto che mi strappò l’amatissimo nipote mentre consacrava la sua operosità al coscienzoso adempimento del dovere a fianco della magnanima consorte rimasta fedelmente accanto a lui nell’ora del pericolo. L’orribile sciagura ha immerso me e la mia casa nel più doloroso lutto. Se in questo aspro affanno mi può venire conforto, esso mi è assicuralo dalle prove innumerevoli, calorose, sincere che mi sono pervenute nei giorni scorsi da tutti i ceti della popolazione. Una mano scellerata mi privò di quel caro congiunto, di un fedele collaboratore, rapito ai figli bisognosi di protezione, appena usciti dalla più tenera età, tutto ciò che loro fu più caro in terra si è riversato nel più indicibile dolore sul loro innocente capo. La pazzia di un piccolo numero di traviali non può però scuotere i saldi legami che mi stringono ai miei popoli e non giunge a toccare i sentimenti di profondo amore che mi vennero nuovamente manifestati in modo così commovente da tutte le parti della monarchia.

Per sei decenni e mezzo divisi coi miei popoli gioie e dolori, sempre memore, anche nelle ore più gravi, dei miei austeri doveri e della responsabilità per la sorte di milioni di sudditi, dei quali devo render conto all’Onnipotente. Il nuovo affanno è la volontà imperscrutabile di Dio verso di me e verso i miei fortificheranno in me il proponimento di persistere fino all’ultimo respiro per il bene dei miei popoli e se io a suo tempo potrò lasciare al mio successore il pegno del loro amore come il legato più prezioso, questa sarà la ricompensa più bella alle mie paterne cure.

Lo incarico di esprimere i miei ringraziamenti profondamente sentiti a tutti coloro che si schierarono in questi giorni, pieni di affanno, con fedeltà e devozione provata intorno al mio trono. Vienna, 1 luglio 1914. Francesco Giuseppe”

 L’Imperatore ha inoltre emanato il seguente ordine del giorno:

“All’esercito ed alla flotta! — L’arciduca Francesco Ferdinando, generale di cavalleria, ammiraglio e ispettore generale di tulle le forze armate, rimase vittima di un abominevole attentato. Con dolore, profondamente sentito, rimpiango assieme a tutte le mie forze armate, il defunto che consacrò anche la sua ultima opera all’adempimento dei doveri militari a lui tanto cari: l’ultimo suo ordine del giorno fu rivolto alle valorose truppe che nella Bosnia-Erzegovina operarono con fedeltà e zelo per raggiungere la migliore perfezione militare. Come fu alto il posto da me affidato al defunto nelle mie forze armate di terra e di mare, così alto era anche il concetto che egli aveva della missione assunta e fu nel pieno vigore della sua operosa attività che egli ci fu strappato. Noi ci inchiniamo mestamente dinanzi all’impenetrabile volontà dell’Onnipotente, che volle questo sacrifizio incommensurabile da me, dalle mie forze annate, dalla patria. Tuttavia non rinunzio alla speranza di prospero avvenire, convinto che in mezzo a tutto il dolore da cui abbiamo potuto essere colpiti, la monarchia troverà nella abnegazione sentitamente devota della sua forza armata, incrollabilmente fedele alla sua missione, il suo più sicuro baluardo. Vienna, 4 luglio 1914. Francesco Giuseppe”.

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