La risposta Serba non soddisfa l’Austria-Ungheria

Il Primo Ministro Serbo consegna la risposta al Ministro Austro-Ungarico – Accolti tutti i punti tranne il sesto – La delegazione diplomatica lascia Belgrado – Rotte tutte le trattative tra Austria-Ungheria e Serbia – La Serbia ordina la mobilitazione generale mentre il Re e il Governo abbandonano Belgrado – Sarà guerra?

 

Le ultime ore sono state tra le più difficili per la diplomazia europea. La mattinata è iniziata con una notizia confortante: la Serbia ha accettato tutte le condizioni imposte dalla Nota-Ultimatim Austro-Ungarica. La guerrà e’ scongiurata.

Questa notizia si è rivelata però tristemente incompleta e lontana dalla realtà. Alle 8 di questa mattina, il Primo Ministro Serbo Pasic si è recato di persona ad incontrare il Ministro Austro-Ungarico Wladimir Giesl von Gieslingen cinque minuti prima della scadenza del termine previsto da Vienna. I due si sono incontrati alla stazione dei treni di Belgrado dove il Ministro Austro-Ungarico si era recato per poter abbandonare, come da istruzioni, la capitale nel caso di mancata risposta da parte del Governo Serbo.

Il documento Serbo è stato consegnato al Barone Giesl von Gieslingen che, lettolo, ha constatato il non totale accoglimento dei dieci punti della Nota-Ultimatum. Da indiscrezioni pare infatti che la risposta Serba abbia sostanzialmente accolto tutti i punti tranne il sesto ( riguardo l’accettazione di ufficiali di polizia Austro-Ungarici nell’inchiesta sui possibili congiurati all’attentato di Sarajevo residenti sul suolo Serbo ) e con qualche riserva per altri punti. Come da istruzioni ricevute dal Ministro degli Esteri Austro-Ungarico Leopold Berchtold, il Ministro ha preso il primo treno e ha abbandonato Belgrado interrompendo ogni relazione diplomatica con la Serbia.

Dei precedenti fatti dà comunicazione l’organo di stampa ufficiale di Vienna con il seguente comunicato delle ore 21.00: “La risposta della Serbia alla Nota Austro-Ungarica essendo insufficiente, il ministro Austro-Ungarico Von Giesl ha abbandonato Belgrado”. In un comunicato successivo, si accusa il Governo Serbo di aver chiamato la mobilitazione generale prima della scadenza dell’Ultimatum Austro-Ungarico. La corte reale, si sostiene a Vienna, ha abbandonato Belgrado insieme al Governo mentre numerosi reparti dell’esercito si stanno radunando nelle posizioni difensive attorno alla capitale serba.

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Sergej Dmitrievič Sazonov, Ministro degli Esteri dell’Impero Russo

Da Londra e Pietroburgo si invoca più tempo perchè la Serbia possa compiere i passi necessari per accondiscendere alle richieste Austro-Ungariche e si consiglia una revisione dei termini imposti nei dieci punti. Questa richiesta sembra essere caduta nel vuoto o giunta fuori tempo massimo visto l’abbandono della delegazione Austro-Ungarica della capitale Serba. Il Consiglio dei Ministri Russo, riunito per emergenza per la seconda volta, pubblica la seguente comunicazione ufficiale: “Il Governo Imperiale è vivamente preoccupato per gli avventimenti sopravvenuti e per l’ultimatum inviato alla Serbia dall’Austria-Ungheria. Il Governo segue attentamente lo svolgimento del conflitto Austro-Serbo al quale la Russia non può rimanere indifferente.” I giornali di Pietrogrado si spingono oltre paventando un intervento armato della Russia, se necessario, e chiarendo che l’azione Austro-Ungarica ha come reale bersaglio la Russia e non la Serbia.

Da Vienna non giunge alcuna comunicazione ufficiale. I giornali ricordano che l’Austria-Ungheria non è sola ma e’ alleata della Germania e che la dottrina di Monroe non si può applicare ai Balcani che sono sotto l’area di influenza dell’Impero. Si fa riferimento, inoltre, ad un tentativo di conciliazione da parte del Governo Italiano. Tale tentativo si è però arenato di fronte alla rigida aderenza da parte Austro-Ungarica alle linee tracciate dalla Nota-Ultimatum. Secondo alcuni giornali ungheresi, inoltre, la Russia starebbe già mobilitando il proprio esercito in vista dell’azione Austro-Ungarica alla mancata adesione della Serbia all’Ultimatum.

 I tempi e le occasioni per una soluzione mediata dalla diplomazia si fanno sempre più ristretti e l’europa sembra davvero sull’orlo di una guerra di dimensioni mai viste prima.

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