I gas asfissianti: il cloro

Molti degli attacchi chimici che si sono verificati sui vari fronti di guerra sono stati condotti tramite cloro, un gas soffocante diffuso liberandolo da apposite bombole, che provoca in chi ne è colpito una tosse spasmodica con gravi lesioni polmonari che spesso portano alla morte per asfissia; le vittime di questo tipo di attacco chimico presentano labbra cianotiche e pelle bluastra dovuti alla carenza di ossigeno nel sangue.
I tentativi di protezione dal cloro consistono nel coprire la bocca con delle strisce di panno inumidite con acqua, che assorbe gran parte del gas venefico; tale rimedio risulta abbastanza efficace da permettere agli uomini di non abbandonare la loro posizione, ma solo se nel tragitto compiuto dalla nube tossica il cloro si è sufficientemente diradato. Una versione più evoluta, e leggermente più efficace, prevede che il tessuto da apporre sulla bocca venga imbevuto di iposolfito di sodio, che aggiunge all’effetto tamponante dell’acqua la neutralizzazione chimica del cloro; il limite di questo rimedio sta nel fatto che l’iposolfito di sodio una volta che ha reagito col cloro non è più attivo, e di conseguenza bisogna reimmergere le maschere nella soluzione che lo contiene, cosa che comporta di dover togliere le maschere stese quando il cloro è ancora presente nell’aria. L’inconveniente che accomuna le tipologie di soluzione fin’ora adottate è quello di non garantire una tenuta soddisfacente dei dispositivi posizionati sulla bocca dei soldati, cosa che permette ad una certa quantità di cloro di penetrare comunque sotto le fasce di tessuto imbevute.
Dal punto di vista dell’impiego, il cloro presenta l’inconveniente che, dovendo essere liberato dalle bombole che lo contengono, il suo uso è legato alla presenza di un vento favorevole che lo sospinga verso la trincea nemica; se la direzione del vento cambia rapidamente divenendo contraria, c’è il rischio che gli effetti del gas si riversino sull’attaccante che ne fa uso. Inoltre, la pesantezza del cloro gassoso fa si che le sue nubi diffondano nelle trincee ristagnandovi, cosa che comporta che il gas permanga nella trincea per lungo tempo, il che rende ancora più problematico il riuscire a difendersi dal suo effetto letale.

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