Grey: come la Serbia, combattiamo per la sopravvivenza contro il militarismo prussiano

Con il consenso del Parlamento, sono a fare l’intervento che il Primo Ministro alcuni giorni fa aveva promesso che sarebbe stato fatto questo pomeriggio. Farò, ovviamente, un discorso non di natura militare ma sull’aspetto diplomatico della situazione. So che alcune critiche sono state mosse dalla Stampa sulla gestione della diplomazia dallo scoppio della guerra, con speciale riferimento ai Balcani, ma non ho intenzione di rispondere direttamente a queste opinioni, non perchè io pensi che non sia utile considerare le critiche o che nessuna risposta possa essere fornita, ma, come il Primo Ministro ha suggerito, per via della delicatezza del momento, e io mi ripropongo quindi a delimitare il mio discorso ad una coincisa disanima degli obiettivi della nostra politica diplomatica nell’oriente dall’inizio della guerra, senza molti commenti e limitandomi ai fatti.

All’inizio della guerra, quando la Serbia era il solo paese dei Balcani ad essere impegnato nel conflitto, desideravamo che la guerra non dilagasse nell’est europa. Non abbiamo cercato di trascinare altri paesi in essa, portandoli dalla nostra parte nel conflitto. Quindi, in accordo con i nostri alleati, allo scoppio delle ostilità abbiamo assicurato alla Turchia che se fosse rimasta neutrale, noi, e gli Alleati, avremmo fatto in modo tale che la Turchia e il territorio dei Turchi non sarebbe stato coinvolto dalla guerra. La situazione, ovviamente, è completamente cambiata dolo l’entrata in guerra della Turchia. Per qualche tempo, in verità, la Turchia ha resistito alla pressione tedesca; ma quando le navi turche sono state spinte dagli ufficiali tedeschi a far fuoco sui porti e sul naviglio russo senza avviso e senza provocazione, la guerra, ovviamente, è scoppiata, e tutti gli impegni degli Alleati nei confronti della Turchia sono venuti meno. Questo fu il primo mutamento dello scenario.

Noi – e quando dico noi, intendo gli Alleati ( dell’Intesa, ndA ) – noi e i nostri Alleati quindi ci siamo concentrati a lavorare su un piano balcanico. Questo avrebbe potuto funzioanre solo soddisfando le ragionevoli necessità e aspirazioni du tutti gli Stati balcanici, inclusa la Bulgaria. Mutue concessioni sarebbero state necessarie per consentire un accordo di questo tipo, e noi abbiamo usato tutta la nostra influenza perchè ciò si realizzasse. Sfortunatamente, per via di pregresse vicende, gli Stati balcanici non erano coesi, ma divisi da dissaporti, e la politica di incoraggiare queste divisioni e inasprire le antipatie tra loro si è dimostrata assai più semplice di quella della riconciliazione e dell’unione. Secondo la mia opinione, è chiaro che nulla avrebbe potuto far prevalere la politica conciliatoria su quella della guerra se non un forte e chiaro vantaggio militare degli Alleati nei confronti della Germania. E’ quest’ultima politica, quella delle divisioni, che i Sovrani e i Governanti di Germania, Austria-Ungheria e Bulgaria, hanno portato avanti con successo. Ci è stato fatto capire che per assicurare l’unione nei Balcani avremmo dovuto assicurare certe concessioni richieste necessariamente dalla Bulgaria, specialmente in Tracia e in Macedonia. Gli Alleati sono stati pronti a fare tutto quello che era in loro potere per la Bulgaria; ma per convincere Serbia e Grecia a queste concessioni, la Bulgaria per prima avrebbe dovuto allinearsi con gli Alleati contro la Turchia. In altre parole, la Bulgaria per realizzare le propie speranze e aspirazioni, avrebbe dovuto collaborare nella causa comune con gli altri Stati vicini, che erano pronti a fare concessioni.

Ci è stato fatto capire, nel corso dei negoziati, che, eccetto la Tracia, gli Imperi Centrali – Germania e Austra-Ungheria – hanno offerto di più alla Bulgaria come corrispettivo per la propria neutralità di quanto gli Alleati non avessero promesso. Ho letto che nessun trattato esiste tra la Bulgaria e gli Imperi Centrali. Credo che sia azzardato credere che la Bulgaria, che ha ottenuto promesse così generose dagli Imperi Centrali per la propria neutralità, sia stata indotta ad entrare in guerra senza nessuna garanzia. Questi accordi, qualunque essi siano, sono stati dati alla Bulgaria dagli Imperi Centrali a discapito dei vicini, senza che, ovviamente, qualsiasi corrispettivo venisse accordati agli stessi vicini. In tutto questo periodo siamo rimasti in relazioni molto amichevoli con la Romania, che è stata favorevole alla nostra politica di accordo e compromesso tra gli stati vicini dei Balcani, ed è tutt’ora, secondo le nostre informazioni, in buoni rapporti e in contatto con essi, mostrando così una prontezza a promuovere la nostra stessa politica, che era quella degli accordi e non delle divisioni nei Balcani. Gli Alleati stessi, in costante discussione, sono rimasti uniti nei propri sforzi diplomatici.

Ora arrivo al dilemma del momento – la domanda critica – quello della sfida in cui la Serbia è impegnata. Prima della guerra non avevamo alcun accordo precedente con la Serbia, ma durante la guerra abbiamo naturalmente, in comune con i nostri alleati, dato ad essa tutta la nostra assistenza come ad un Alleato. La posizione geografica della Serbia e l’uso delle nostre Forze altrove hanno necessariamente reso limitata la nostra assistenza, ma ma tutto quello che poteva essere fatto, dallo scoppio della guerra ad oggi, è stato fatto senza condizioni dagli Alleati per la Serbia. L’inverno scorso, tutti ricorderanno, la serbia conobbe una grave crisi militare. Belgrado venne evacuata e le forze serbe dovettero ritirarsi di fronte ad una forza superiore. Era impossibile per la Serbia ricevere assistenza sotto forma di truppe estere. L’abilità e il coraggio con cui i nemici vennero respinti e scacciati nel loro paese è una delle cose più strabilianti accadute dall’inizio della guerra. Oggi ancora la crisi colpisce la Serbia, che affronta questo momento di difficoltà con lo stesso splendido coraggio dell’anno scorso. Ma questa volta, l’entrata in guerra della Bulgaria contro la Serbia fa la differenza. L’attacco della Bulgaria solleva delle domande sul trattato di alleanza tra Grecia e Serbia. Per l’attitudine e le intenzioni del Governo Greco del momento, e i sentimenti del popolo greco, posso solo riferire le parole Di Zaimis e Venizelos che sono state recentemente pubblicate dalla Stampa. Ma deve essere ovvio a chiunque che gli interessi di Grecia e Serbia sono ormai uniti, e che alla lunga entrambi gli Stati resisteranno o cadranno insieme. E’ attraverso il territorio greco che gli Alleati possono fornire rapidamente assistenza alla Serbia. Gli Alleati hanno desiderato fornire questo aiuto alla Grecia e alla Serbia e con la massima sollecitudine truppe Francesi e Inglesi sono state inviate a Salonicco.

La Grecia ha ordinato la mobilitazione generale in conseguenza della mobilitazione della Bulgaria. E’ stata inviata una formale protesta quando le truppe alleate sono arrivate ma l’accoglienza riservata allee truppe, le strutture rese disponibili per le operazioni di sbarco e il comportamento della popolazione provano sufficientemente l’opera alleata. Invero, visto il trattato tra Grecia e Serbia, come potrebbe esserci qualsiasi altra attitudine da parte della Grecia nei confronti dell’aiuto offerto, attraverso il suo territorio, alla Serbia che deve fronteggiare l’attacco della Bulgaria? Nei passi presi abbiamo agito in stretta collaborazione con la Francia. La cooperazione con le truppe russe è prevista appena sarà possibile. Le misure militare che meglio si adattano a rispondere ai requisiti della nuova situazione nell’est europa sono soggette a continua attenzione da parte delle Autorità militari degli Alleati, e verranno prese in stretta consultazione tra le due parti. Non è mia intenzione rendere pubblico alcun piano militare. Dirò solamente che essi si baseranno su sani principi strategici. La Serbia sta lottando per la propria esistenza nazionale. La sua lotta è mortale ma tutti noi stiamo combattendo per noi stessi. La lotta è una sola così come lo scopo in qualsiasi teatro di guerra si combatta. E’ la lotta per il diritto di vivere non sotto l’ombra del militarismo prussiano, che non osserva le ordinarie regole umanitarie in guerra, nè in pace ci lascia liberi dalla minaccia e dall’oppressione.

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