Gravi disordini a Sarajevo

Sono proseguiti per tutta la giornata di ieri, i gravi disordini scoppiati alla notizia dell’uccisione dell’Arciduca Francesco Ferdinando e della moglie Sofia Duchessa di Hohenberg.

In tarda serata una folla di oltre duecento dimostranti aveva circondato e poi preso d’assalto l’Hotel Evropa, di proprietà di un’imprenditore di origine serba, Gligorije Jeftanović. Distrutta la struttura alberghiera, la folla inferocita e aizzata dalle parole accese di Josip Štadler, arcivescovo di Vrhbosna, con le quali definiva i serbi come “vipere”, si è diretta verso i quartieri residenziali abitati da cittadini serbi, danneggiando e distruggendo attività commerciali come negozi, banche e laboratori.  Anche la sede del giornale serbo Srpska riječ è stata oggetto di attacchi e danneggiamenti.

Sarajevoriots

I disordini a Sarajevo

Si contano due vittime.

Secondo testimoni oculari, tra i manifestanti erano presenti anche ufficiali dell’esercito e membri dell’alta borghesia Austro-Ungarica.

A notte fonda, con l’intervento di reparti a cavallo dell’esercito Austro-Ungarico, la folla si è dispersa e la città è stata temporaneamente pacificata.

Il governatore Austro-Ungarico Oskar Potiorek, sedati i moti, con l’appoggio dell’Arcivescovo, ha scritto un proclama generale nel quale ha invitato l’intera cittadinanza “a sradicare gli elementi sovversivi per mondarsi dal misfatto” dell’uccisione della coppia Regale. Il proclama è stato stampato e distribuito in tutta Sarajevo.

In mattinata i moti sono ripresi alle 8 quando una manifestazione anti-serba ha assunto velocemente i connotati di una caccia all’uomo con ulteriori e gravi devastazioni di proprietà di cittadini di origine serba. Numerose attività commerciali sono state saccheggiate e i beni in vendita rubati o distrutti e abbandonati a mucchi lungo le strade.

Nel pomeriggio il governatore ha dichiarato lo stato di assedio della città di Sarajevo e nella provincia.

Si segnalano arresti in massa tra la popolazione di origine serba. Nella notte sono state operate centinaia di perquisizioni e sequestrati armi e volantini panserbi sopratutto tra gli studenti delle scuole secondarie. In tutta la Bosnia-Erzigovina sono in corso indagini e arresti, giustificati dal timore che l’attentato abbia avuto origine da una vasta congiura.

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