Gli arditi

Fin dall’inizio della guerra tra i comandi italiani era avvertita la necessità di dotarsi di nuclei di reparti d’assalto che aprissero la strada al grosso delle fanterie, cercando in questo modo di limitare le elevatissime perdite registrate nei sanguinosi assalti frontali alla trincea nemica; i primi reparti di questa specialità sono stati addestrati particolarmente nelle tattiche d’assalto, l’uso delle bombe a mano, pistole mitragliatrici, lanciafiamme, ed il combattimento corpo a corpo; il moschetto in dotazione è quello dei reparti di cavalleggeri, più corto del classico ’91 e con baionetta ripiegabile. La funzione tattica di questi reparti era quindi inizialmente quella di occupare fulmineamente la trincea nemica, tenendola fino all’arrivo della fanteria di linea; si trattava quindi di nuclei di fanteria composti di soldati tra i più ardimentosi, ma che inizialmente realizzavano il classico assalto frontale: semplicemente lo facevano con più impeto rispetto ai reparti di fanteria, per i quali conquistavano la trincea nemica che poi gli stessi battaglioni di linea avevano il compito di tenere respingendo i contrattacchi avversari. Solo in un secondo tempo, stante l’esperienza presso gli altri eserciti, si è cominciato a concepire il loro utilizzo nell’infiltrazione, ossia seguendo la tattica che prevede che piccoli nuclei di reparti d’assalto si infiltrino oltre le prime linee nemiche, neutralizzando nidi di mitragliatrici, postazioni di artiglieria e linee di comunicazione, smorzando quindi la capacità di reazione del nemico al successivo assalto delle fanterie.

E’ stato però nel 1917 che si è cercato di dare vita in maniera organica ai reparti d’assalto, quando la creazione di tali reparti fu formalizzata il 29 di luglio dello stesso anno; tali reparti non erano più quindi nuclei appartenenti ai reggimenti di origine, ma sono divenuti un corpo a sé stante, come compagnie e talvolta come battaglione. Il primo impiego di questi reparti è avvenuto durante la battaglia della Bainsizza, con notevole successo, e successivamente nelle operazioni di rallentamento dell’avanzata nemica dopo Caporetto per permettere il ritiro dei reparti di linea.

Il reclutamento avviene scegliendo nei reparti di fanteria i soldati più coraggiosi, spesso tra quelli già decorati (da sfatare il falso mito secondo cui vengono reclutati pregiudicati dalla giustizia civile). Successivamente si passa alla fase di addestramento, particolarmente curato nella lotta corpo a corpo con pugnale o mani nude, all’uso di bombe a mano (con lancio corto seguito da assalto rapido), lanciafiamme e pistole mitragliatrici. Nei campi di addestramento viene particolarmente curata la componente atletica ed il realismo degli ambienti, ricreati in maniera molto simile a quelli del fronte, con l’uso di armi e munizioni vere. I soldati dei reparti di Arditi godono poi di un trattamento migliore rispetto a quelli della fanteria di linea, particolarmente riguardo il rancio, turni di trincea più brevi, maggiori licenze, e generalmente una disciplina meno rigorosa.

Gli Arditi vestono l’uniforme con giubba a bavero aperto, decisamente più confortevole di quella a bavero chiuso e rialzato dei reparti di linea; sotto la giubba indossano una camicia con cravatta nera e nel retro della giubba è poi posta una tasca per l’alloggiamento di petardi e bombe a mano. Le mostrine sono costituite da una fiamma nera a due punte per gli Arditi provenienti dalla fanteria di linea, mentre quelli che provengono dai reparti di bersaglieri e di alpini indossano le mostrine con i colori originari, ossia cremisi e verdi rispettivamente; durante i combattimenti viene indossato l’elmetto, mentre di solito usano il fez nero, che rimane il tradizionale rosso per i bersaglieri ed il cappello da alpini per questi ultimi. I reparti di Arditi hanno come simbolo un gagliardetto nero (in omaggio ai carbonari risorgimentali), recante un pugnale col motto dei Savoia FERT contornato da foglie di alloro e quercia, legate da una corda formante un nodo Savoia.

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