Corsa contro il tempo per salvare Edith Cavell

La diplomazia internazionale si sta movendo freneticamente per salvare la vita ad Edith Cavell.

Di nazionalità britannica ma da anni impegnata in Belgio, Edith Cavell è una delle personalità chiave attorno alla nascita e la crescita di strutture ospedaliere e l’addestramento di personale medico altamente specializzato. Grazie alla sua imponente opera, in tutto il Belgio, dal 1907 ad oggi, è stato istruito il personale di tre ospedali, 24 strutture scolastiche e 14 asili, conseguendo un risultato ammirabile e stimato a livello internazionale.

Allo scoppio delle ostilità, Edith Cavell era in visita in Belgio. Nonostante le possiblità di evacuare insieme a molti altri civili, grazie al cordone umanitario delle truppe britanniche, la Cavell è rimasta volontariamente in Belgio per seguire la propria clinica a Bruxelles, mentre questa veniva presa in consegna dalla Croce Rossa a garanzia dei pazienti qui ricoverati.

Dall’inizio dell’occupazione del Belgio, la Cavell ha iniziato a dare riparo e ricovero ai soldati britannici rimasti intrappolati dietro le linee nemiche e a trasferirli verso l’Olanda per sottrarli all’azione delle autorità militari tedesche, divenendo un punto di riferimento dell’azione clandestina della resistenza belga. Soldati francesi e inglesi, nonchè civili francesi e belgi in età militare, grazie all’azione dell’infermiera Cavell sono riusciti a sfuggire alla prigionia e, nel peggior caso, alla fucilazione e trovare riparo sicuro in Olanda.

Arrestata i primi di agosto dopo essere stata tradita da un civile francese, tale Gaston Quien, che ha denunciato l’attività dell’infermiera alle Autorità militari tedesche, la Cavell ha trascorso le ultime dieci settimane in un regime di stretta prigionia, costantemente interrogata dagli inquirenti. Secondo i verbali del processo, l’infermiera non avrebbe mai negato la propria opera, e al contrario avrebbe preso pienamente responsabilità delle proprie azioni, dichiarando senza nessuna incertezza di aver agito nell’interesse delle persone bisognose di aiuto.

Con grande fierezza la Cavell avrebbe rifiutato di difendersi e, il sette ottobre, avrebbe scritto e firmato volontariamente un documento nel quale avrebbe avrebbe argomentato la propria opera spiegando come unica forma di difesa, di aver prestato aiuto sia a soldati dell’Intesa che soldati tedeschi.

Per il processo, iniziato l’otto ottobre e durato solo due giorni, le Autorità tedesche avrebbero rifiutato come difensore della Cavell l’avvocato nominato da Elizabeth Wilkin, una stretta collaboratrice dell’infermiera inglese, ma avrebbero scelto l’avvocato di Bruxelles Dott. Sadi Kirschen. Il difensore della Cavell, durante il breve dibattimento, si sarebbe battuto bene nell’interesse della propria assistita ma la gravità delle accuse e le reiterate deposizioni ( pare ne siano state depositate ben tre ) dell’imputata nelle quali l’infermiera ha assunto personalmente la responsabilità di aver soccorso e aiutato a sfuggire dal belgio 60 soldati inglesi, 15 francesi e un centinaio di civili francesi e belgi, avrebbero spinto la Corte ad emettere rapidamente un verdetto di colpevolezza.

Quel che sorprende e semina sgomento è la condanna che per ben nove dei 27 imputati giudicati insieme ad Edith Cavell, è stata la pena capitale per fucilazione.

La macchina diplomatica statunitense, già molto attiva durante la prigionia e il processo, ha incrementato la propria attivita nel tentativo di fermare l’esecuzione che dovrebbe avvenire già nei prossimi giorni. Per ora a nulla sono valse le richieste dell’Ambasciatore statunitense in Germania per una riduzione o sospensione della pena in considerazione della buona fede della Cavell ( che avrebbe appunto prestato soccorso indifferentemente a soldati di entrambi gli schieramenti belligeranti ).

Anche le rimostranze circa la scelta dell’avvocato difensore nominato dalle Autorità tedesche, Dott. Kirschen, non sono servite a convincere la diplomazia tedesca a riconsiderare il verdetto del Tribunale. Secondo osservatori internazionali il Dott. Kirschen, benchè di cittadinanza belga, sarebbe di origine austriaca e quindi, nonostante le accorate richieste di grazia rivolte alla Corte durante il processo, potrebbe non aver difeso adeguatamente la propria assistita.

Le Autorità tedesche sono fino ad ora state salde e sicure della bontà del giudizio. L’impianto accusatorio, approvato dal Tribunale, si baserebbe sulla violazione del diritto internazionale messa in atto dall’imputata.

Protetta dalla Convenzione di Ginevra in quanto facente parte della Croce Rossa, la Cavell sarebbe stata esclusa dalla protezione riservata al personale medico in quanto avrebbe condotto azioni sotto copertura a favore di una nazione belligerante. Tale situazione è prevista dall’articolo 7 della Convenzione firmata nel 1906 dalla Germania e attualmente in vigore. Inoltre il codice di procedura penale tedesco prescrive, al paragrrafo 58 “condanna a morte per tradimento per qualsiasi persona che, con l’intenzione di aiutare le potenze ostili, o di causare danno alla Germania o truppe alleate, sia colpevole di un crimine di cui al paragrafo 90” che prevede il reato di “condurre soldati al nemico”

Secondo il paragrafo 160, il reato di tradimento si applicherebbe indifferentemente sia a cittadini tedeschi che a cittadini di altre nazioni.

Il Governo Britannico non ha esercitato alcun tipo di pressione su Berlino. Secondo fonti americane, Londra avrebbe volontariamente evitato di esprimersi per paura di peggiorare la situazione della Cavell e avrebbe chiesto l’intervento statunitense nella speranza che il Governo tedesco, per non compromettere le già precarie relazioni diplomatiche con Washinton, possa essere meglio disposto di fronte alle pressioni statunitensi.

In ogni caso le sorti della vita di Edith Cavell sono legate ad un filo mentre l’apparato burocratico tedesco sembra essere inesorabilmente in marcia per condurre l’infermiera inglese al patibolo.

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