Antonino Paternò Castello, marchese di San Giuliano

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Antonino Paternò Castello, marchese di San Giuliano

Antonino Paternò Castello, Marchese di San Giuliano, nato il 10 dicembre 1852 a Catania e recentemente scomparso (16 ottobre 1914) è stato Ministro degli Esteri del Regno d’Italia negli ultimi 4 anni ed uno dei più importanti politici degli ultimi anni.

Discendente da un’antica famiglia di origine franco-normanna, ebbe come riferimenti culturali la madre (Donna Caterina Statella e Moncada) e la ricca biblioteca di famiglia. Sin da adolescente fu molto interessato alla letteratura ed in particolare ad autori quali Goethe e Dante. Sin da giovane padroneggiava le principali lingue europee avendo anche viaggiato nelle principali capitali europee quali Londra e Vienna.
Altra sua passione erano la storia e la geografia che furono la base dalla quale poter apprendere le problematiche dell’europa contemporanea.

Nel 1875 due importanti eventi: la sua laurea in legge ed il matrimonio con Enrichetta Statella dei Conti di Castagneto. Sempre quell’anno è eletto a Catania come consigliere comunale e divenne assessore alla pubblica amministrazione. A soli 26 anni è sindaco di Catania per poi presentarsi come candidato per la Camera dei Deputati nel 1882. Il 3 settembre presenta il suo programma progressista e conservatore allo stesso tempo. Fiero anticlericale, dal 1883 sino al 1904 occupò il seggio parlamentare per 7 legislature consecutive.

Di area liberale, giudicò sempre i governi in base ad un unico metro di misura: la loro politica estera nel difendere gli interessi italiani ed il miglioramento delle condizioni del mezzogiorno. Nel 1892 è sottosegretario all’agricoltura per il primo governo Giolitti. Nel 1899 è Ministro delle Poste sotto il Governo Pelloux. Durante questo mandato si occupò del miglioramento delle linee di navigazione nel Mediterraneo sviluppando il traffico di merci dal canale di Suez a Venezia. Viaggiò parecchio tra europa, africa ed i balcani, da sempre aspirava a divenire ùministro degli Esteri.

Il 4 marzo 1905 è nominato Senatore del Regno. Il 24 dicembre dello stesso anno è nominato ministro degli esteri sotto il Governo Fortis. Durante la conferenza di Algericas, il neo ministro impostò la linea politica dell’Italia: non votando contro alle mire espansionistiche francesi in Marocco, otenne il beneplacido di Francia e Gran Bretagna per la colonizzazione della Libia. Dal 1906 al 1910 è ambasciatore in Francia e Gran Bretagna, paesi in cui era ben visto e stimato. Nel 1909, durante il suo mandato a Londra ebbe modo di accompagnare Re Edoardo VII nel suo viaggio nel Mediterraneo. Il 1 aprile 1910 termina la sua esperienza diplomatica per iniziare il suo secondo mandato come Ministro degli Esteri.

Nel 1912 prende parte alle trattative per il rinnovo del trattato della Triplice Alleanza con Austria e Germania in scadenza proprio nel 1914. La situazione era in stallo per i disaccordi tra Italia ed Austria ma il ministro degli Esteri tedesco Kiderlen-Waechter propose un compromesso: il nuovo trattato della Triplice alleanza avrebbe compreso un protocollo diviso in tre parti. La prima parte implicava la sovranità italiana sulla Libia, la seconda definiva che lo status quo previsto dall’articolo 10 sarebbe stato quello esistente al momento della firma del rinnovo, la terza citava gli accordi italo-austriaci aggiungendo che essi non venivano modificati dal rinnovo dell’alleanza. San Giuliano e Berchtold si ritennero soddisfatti e le firme del rinnovo furono apposte a Vienna il 5 dicembre 1912.

Durante la crisi di luglio di quet’anno, si adoperò per evitare la guerra Austro-serba, ben conscio del fatto che la Russia sarebbe intervenuta a difesa della Serbia e quindi il conflitto sarebbe deflagrato in tutta Europa. il 31 Luglio di quest’anno espone al Consiglio dei Ministri le sue motivazioni a favore della neutralità italiana dettate anche dalla precarietà del nostro esercito oltre che dai disaccordi ormai cronici con l’Austria. Il 3 Agosto quindi viene dichiarata la neutralità italiana, cosa comunque prevista e riconosciuta dagli accordi della Triplice Alleanza appena rinnovata. Da anni malato di gotta, morì il 16 ottobre presso il Palazzo della Consulta a Roma.

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