Terminata la quarta offensiva sull’Isonzo

Entrata di Gorizia

Entrata di Gorizia

Dopo oltre tre settimane di combattimenti vanno concludendosi le azioni offensive dell’Esercito Italiano sul fronte dell’Isonzo.
Nel complesso gli italiani hanno ottenuto alcuni successi di notevole importanza tattica (ricordiamo la conquista delle trincee delle ”Frasche” e dei ”Razzi” e di alcune importanti posizioni a ridosso di Oslavia); tali successi sul fronte della Terza Armata, sebbene importanti, non hanno però portato da subito ad una profonda penetrazione oltre le linee austriache, cosa che ha ridotto la battaglia a frazionarsi in una serie di combattimenti di carattere non unitario riducendoli alla lotta per la conquista di posizioni, quote e tratti di trincea che, per quanto tatticamente rilevanti, non hanno alcuna influenza da un punto di vista strategico. Il fronte austriaco davanti a Gorizia non è stato scardinato e la presa della città appare ancora come un obiettivo non di breve realizzazione.
Come nelle precedenti azioni offensive, appare evidente come l’artiglieria italiana da un lato non riesca ad operare un’azione efficacemente distruttiva sulle difese passive austriache, dall’altro sia impossibilitata ad appoggiare con un efficace tiro di controbatteria le fanteria che avanza, dato che le batterie austriache sono sempre piazzate in posizione sopraelevata sul ciglione carsico rispetto a quelle italiane che sono posizionate su quota più bassa: in queste condizioni è estremamente difficile per gli osservatori italiani individuare la posizione delle batterie nemiche.
Va inoltre rilavato che le operazioni si sono svolte spesso in condizioni di maltempo e con temperature precocemente rigide che hanno portato ad una recrudescenza delle malattie infettive (significativo il caso di un ospedale da campo in cui di 1.400 soldati ricoverati, 600 erano i feriti e 800 gli ammalati).
Complessivamente gli italiani lamentano 365 ufficiali morti, 1.225 feriti e 99 dispersi; 7.133 morti, 32.731 feriti e 7.414 dispersi tra la truppa. Per un totale di 48.967 uomini posti fuori combattimento.
Le fonti austro-ungariche dichiarano la perdita di 25.191 uomini dei quali 3.695 morti, 16.444 feriti e 5.052 dispersi.

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