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Strafexpedition la nostra controffensiva sugli altopiani

La situazione sul fronte della strafexpedition da alcuni giorni sta mutando. A partire dello scorso 13 giugno, l’alto comando italiano ha iniziato ad impartire una serie di direttive al Comando Truppe Altopiano per organizzare la nostra controffensiva. Il generale Cadorna è riuscito a riorganizzare la nostra linea difensiva nel giro di poche settimane senza indebolire troppo il fronte isontino. A questo va aggiunto anche un altro fattore che ha influoenzato l’avanzata nemica: il ripsizionamento di diverse divisioni autriache sul fronte orientale per arginare l’avanzata del generale Brusilov. Per alcuni questa non sarebbe stata una causa decisiva del rallentamento delle operazioni del nemico. Secondo lo stesso Falkenhayn ha solo accellerato un arresto che era già in corso, secondo i tedeschi l’avanzata dell’alleato era già fallita, viziata forse dal fatto che Conrad l’ha voluta intraprendere nonostante non potesse cintare sul numero adeguato di effettivi che era stato stimato. L’alleato tedesco infatti, impegnato a Verdun ormai da mesi, non volle inviare le truppe a supporto.

Anche i numeri delle forze in campo ormai sono cambiati: i 95 battaglioni austriaci rimasti su questo fronte devono ora fronteggiarne 126 del Regio Esercito, anche il numero di pezzi di artiglieria è quasi equiparato anche se resta una sostanziale superiorità austriaca nei pezzi di grosso calibro (il lungo giorgio e i 305 Skoda…).

La logistica è il punto critico per entrambi gli schieramenti, il terreno difficile rende le vie di comunicazione con le rispettive retrovie difficoltose anche se si deve dire che le retrovie italiane, avendo alle spalle la pianura e le relative vie di comunicazione hanno forse un lieve vantaggio. Vantaggio che sull’Altopiano viene quasi annullato dal problema acqua. Le scarse risorse idriche della zona non sono sufficienti per poter consentire la permanenza a uomini ed animali che in queste settimane si sono via via concentrati: 680.000 soldati e 118.000 animali tra cavalli e muli. Sono stati stimati circa 850.000 litri al giorno per il fabbisogno dell’Esercito. Per gli austriaci del resto le cose si sono complicate, non hanno molta scelta se non retrocedere su posizioni più facilmente mantenibili e dal 17 hanno iniziato ad arretrare sulla linea Matassone, Valmorbia, Passo della Borcola, Monte Cimone, Castelletto sino ad arrivare al Cimaron ed al Setole e lungo questa linea difensiva hanno iniziato a subire a partire dal 15, 16 i primi nostri tentativi di contrattacco.

Il 17 e nella giornata di ieri i nostri alpini insieme a reparti della Brigata Siena si trovano a combattere su Cima Isidoro e Monte Magari mentre gli uomini delle brigate Benevento e Bari erano impegnati in altri scontri sugli Scogli di Alpofin e a Malga Mandrielle. Altri assalti nemici sul Lemèrle sono stati nuovamente respinti dai nostri difensori, stessa sorte per i tentativi a Monte Zovetto e sul Magnaboschi. Proprio qui sul Magnaboschi sì è probabilmente raggiunto il punto massimo dell’avanzata nemica. Dopo il fallimento dell’assalto di ieri infatti il nemico ha iniziato a stabilizzare la linea del fronte su  una linea più arretrata dove ha iniziato a trincerarsi ed a riposizionare le proprie artiglierie iniziando così una diversa fase dell’offensiva. Probabilmente dovremmo dire che piùche ina diversa fase si tratta proprio della fine dell’offensiva.

A distanza di poco più di un mese dall’avvio dell’avanzata sugli altopiani, la vista della pianura è rimasto un obiettivo irrealizzato per il generale Conrad.

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