Fanteria Italiana sullo Zugna

Strafexpedition gli austriaci iniziano a rallentare

La spinta degli scorsi giorni delle armate austriacheche sembrava inarrestabileormai va scemando, se ne stanno rendendo conto anche i nostri fanti. Le armate in Val Sugana e ad Asiago non sembrano più in grado di ottenere significativi risultati. Il campo di battaglia sull’altopiano, boscoso, facilita le cose ai nostri difensori. Le truppe del generale Kövess si sono trovate per la prima volta in una situazione di stallo: le informazioni che hanno ottenuto da prigionieri e difensori hanno fatto sapere che nella pianura le forze italiane pronte ad intervenire sono numericamente superiori ai suoi effettivi, comprese le riserve. I riposizionamenti di truppe voluti da Cadorna ed effettuati in gran segreto dal Carso e dall’Isonzo hanno iniziato a dare i primi risultati.

Altro fattore importante è quello logistico. I nostri rifornimenti riescono ad arrivare regolari a differenza di quelli nemici che, a causa anche dell’eccessivamente veloce avanzata di questi giorni non sempre riescono a mantenere i contatti con tutto il fronte. Questo vantaggio colma in parte il divario cronico tra le nostre artiglierie e quelle nemiche. Le nostre truppe avendo alle spalle la pianura possono usufruire di una buona rete stradale e ferroviaria per gli approvvigionamenti.

L’iniziale passività della nostra manovra da oggi cambia. Il generale Cadorna ha impartito nuove direttive alla 1° Armata: consolidare le posizioni sull’Altopiano dei Sette Comuni, sul Cengio e reimpossessarsi del Portule.

Da parte austriaca la giornata ha visto nuovi assalti da parte della 6° Brigata da montagna verso il Monte Alba ma a parte l’iniziale sfondamento della nostra prima linea non vi è stato alcun guadagno particolare. Dal Priaforà reparti di truppe nemiche hanno portato assalti alle nostre difese del Monte Giove. Lo scarso apporto delle artiglierie non ha consentito che la cattura di qualche trincea e poco più. Le difese della Brigata Bisagno hanno retto l’urto.

In Val d’Astico le nuove truppe rischierate dal nostro Comando hanno sbarrato la strada al 20° Corpo d’Armata asutriaco che si è quindi dovuto bruscamente fermare.

Sul Cengio la nostra situazione è sempre più drammatica. Centinaia di effettivi sbandati privi di ufficiali, stremati e con scarsi rifornimenti sono circondati dalle truppe nemiche. Nel tentativo di alleggerire la pressione sul monte i nostri comandi  hanno mandato rinforzi verso  il Cengio, lo Sbarbàtal e Melette di Gallio.

A fine giornata l’Arciduca ereditario Carlo d’Asburgo, comandante del 20° Corpo d’Armata, ha insignito il proprio figlio di tre anni e mezzo della carica di Margravio di Arsiero e Asiago.

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