Strafexpedition continuano le operazioni in Val d’Assa e sull’Altopiano

L’assalto a Coni Zugna da parte del nemico ancora è rimandato, probabilmente a causa delle condizioni meteo avverse, per il momento la 6° Brigata da montagna si attesta al Passo della Borcola mentre un reparto di Kaiserjäger avanzano sul Monte Spin ed altri passato il torrente Posina attaccano il Monte Aralta, un contrafforte del Priaforà. Con queste manovre il nemico riesce a catturare un migliaio di nostri soldati appartenenti al 209° Reggimento della Brigata Bisagno.

Sull’Altopiano dei Sette Comuni, i nostri comandi hanno ordinato al 3° Gruppo d’Armata di mandare in esplorazione la cavalleria per cercare di scongiurare attacchi a sorpresa da parte di unità nemiche e per trovare una possibile via d’accesso al burrone dell’Assa per le nostre artiglierie. Proprio sul burrone dell’Assa, il nemico si è reso conto dell’impossibilità di uno sfondamento frontale delle nostre linee difensive. Per queto motivo hanno deviato ad est le loro operazioni arrivando, con il consueto pesante fuoco delle artiglierie, ad occupare Pànega e permettendo così ad un loro Battaglione di arrivare sino a Forte Punta Corbin e ad occuparlo. Non fu certo un’impresa eroica la loro, il forte era ormai da tempo in disuso e al posto dei cannoni erano stati posti dei tronchi di pino dipinti di nero per ingannare il nemico.

Gruppi di asploratori nemici sono stati visti aggirarsi per i boschi della conca di Asiago. Presumibilmente inviati con lo scopo di accertarsi della reale disposizione delle nostre difese e permettere di programmare le manovre per i prossimi giorni. Nel frattempo le divisioni nemiche si stanno attestando e distribuendo lungo una linea che va dalla Val Ghelpach ad Asiago per la 28°, da Asiago, Gallio, Val di Nos, Spitz Keserle, Monte Cucco e Forni della Fossetta per la 22° e la 6°. L’obiettivo della 3° Armata ormai è chiaro: Sfondare alle Melette per scendere poi a Bassano verso la pianura vicentina. Per fronteggiare queta minaccia i Battaglioni Alpini  Val Maira, Monviso e Monte Argentera, insieme al 14° Bersaglieri  sono stati rischierati al comando del colonnello Lorenzo Barco sulla linea difensiva Monte Cimone di Fara, Monte Baldo, Monte Non e Monte Ortigara. L’ordine è quello di fermare ogni iniziativa nemica arretrando solo in caso di soverchiante inferiorità sulle linee  di Monte Sbarbàtal e Melette di Gallio. Al colonnello Peppino Garibaldi è stato affidato il comando di un reparto speciale con il compito di infiltrarsi ed attuare operazioni di partigiani ai fianchi del nemico.

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