Pioggia di fuoco su Verdun

Alle ore 7.00 di questa mattina, l’artiglieria tedesca ha aperto il fuoco sul saliente di Verdun. Con qualche decina di minuti di ritardo, tutta la linea tedesca è divampata in un fuoco senza precedenti che ha visto piovere sulle trincee e sulle retrovie francesi decine di migliaia di proiettili di ogni calibro. Secondo stime attendibili, le forze tedesche avrebbero ammassato 1.200 bocche da fuoco, di cui non meno della metà di grosso calibro, lungo una linea lunga quindici km circa, a nord del fronte di Verdun, ben riparate dalle creste collinari che cingono la piazzaforte tedesca.

Guidate da osservatori a terra posti in posizioni strategiche e dall’aviazione alleata che ha letteralmente spazzato dai cieli quella anglo-francese, le artiglierie tedesche hanno iniziato un tiro devastante e preciso dando chiara indicazione di una meticolosa preparazione. I cannoni da 420mm ( anche detti “Dicke Berta” o “la grande Berta” ) hanno tirato sulle retrovie francesi, sfruttando la lunga gittata dei propri pesanti proiettili, e avrebbero con il primo colpo, colpito e distrutto il palazzo vescovile di Verdun, danneggiando gravemente la cattedrale. Secondo indiscrezioni, l’artiglieria tedesca avrebbe fatto fuoco anche con i pesanti cannoni navali Krupp da 380 e i micidiali mortai austriaci Skoda da 305 ( detti “Schlanke Emma” o “La magra Emma” ) nonchè un gran numero di calibri medi da 210 mm che, posizionati più vicini al fronte, avrebbero aperto il fuoco sulle prime e seconde linee francesi producendo terrificanti effetti sulle truppe schierate a difesa delle trincee.

Contro una simile potenza di fuoco, le truppe del Generale Herr hanno potuto opporre il fuoco di soli 350 cannoni, per la maggior parte pezzi da 75 a tiro rapido, eccellenti per la cadenza di fuoco ma dotati di scarsa gittata e potenza di fuoco. L’artiglieria francese si è quindi rivelata subito inefficace e incapace di fare fuoco di controbatteria, non potendo raggiungere in profondità le batterie tedesche protette dalla distanza e astutamente posizionate in ricoveri corazzati posti al riparo delle creste montuose, in pendii inversi irraggiungibili con il tiro teso della maggior parte dell’artiglieria francese.

Il devastante bombardamento, avvertito distintamente fino a 150 km di distanza dalle truppe schierate nei Vosgi, ha paralizzato le retrovie francesi, abbattendosi sulla via per Reims e sulla maggior parte delle strade che collegano la prima linea francese con i centri logistici e di smistamento. La zona più battuta è stata quella del Bois de Caures dove le truppe in prima linea si sono trovate tagliate fuori per via della rottura dei fili del telegrafo e battute da un fuoco che, malgrado una pausa verso mezzo giorno, dovuta molto probabilmente ad un crudele trucco degli attaccanti per spingere i difensori superstiti ad emergere per respingere un finto attacco, è aumentato d’intensità fino a raggiungere il picco verso le ore 4 di pomeriggio quando le artiglierie nemiche hanno improvvisamente allungato il tiro sulle retrovie per lasciare spazio al primo assalto della fanteria tedesca.

Armati di temibili lanciafiamme, gli attaccanti hanno impiegato una nuova tecnica d’assalto: in piccoli gruppi, con il fucile a tracolla e armati principalmente di granate a mano, le truppe tedesche hanno assaltato i capisaldi francesi rimasti per otto ore sotto il fuoco nemico e difesi da soldati decimati. Secondo i primi rapporti, gli uomini del Tenente Colonnello Émile Driant, scherati nel Bois de Caures, ammontanti a 1.200 soldati prima del bombardamento, fossero ridotti a poco più di 300 ancora in grado di combattere.

Nonostante il fuoco infernale, le gravissime perdite subite e l’attacco repentino con nuovi micidiali ordigni, le forze francesi sono riuscite ad opporre una strenua resistenza rallentando l’avanzata nemica e infliggendo pesanti perdite ma sono state costrette a ripiegare lasciando al nemico la parte settentrionale del Bois de Caures mentre l’oscurità lentamente calava rendendo caotiche le operazioni belliche e frammentando il combattimento in una serie di brevi e cruenti scontri ravvicinati.

 

 

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