Lenin

Pietrogrado in stato d’assedio

La città di Pietrogrado è stata dichiarata in stato d’assedio. Le riunioni e gli assembramenti nelle strade sono proibiti; verrà represso con le mitragliatrici, enza preavviso, ogni tentativo di saccheggio degli spacci di bevande, delle botteghe e delle case d’abitazione, nessuno avrà il diritto di circolare dopo le ore 9 di sera senza autorizzazione dei “Comitati delle case”. Il generale Kaledin si è diretto all’Istituto Smolny di Pietrogrado, sede del Governo massimalista, suggerendo la cessazione della guerra civile, esigendo che i massimalisti non intervengano negli affari del Don ed insistendo per la formazione immediata del Governo nazionale.
Un giornale di Rostow annuncia che i cosacchi del Don e del Kuban sono riusciti ad occupare la città e che forze massimaliste sono passate ai cosacchi, mentre le “guardie rosse” hanno abbassato le armi ed hanno fato atto di sottomissione.
I massimalisti invece affermano che tutte le notizie annuncianti la presa di Rostow da parte dei cosacchi sono false. Si è appreso con un telegramma diretto che la stazione di Rostow è stata liberata. Un dispaccio da Kiew annuncia che forze massimaliste si dirigono colà.
Secondo notizie di fate massimalista una dichiarazione approvata da vari Soviet afferma: “il diritto dell’Ucraina di separarsi dalla Russia, ma chiede una risposta soddisfacente entro 48 ore a un ultimatum, che domanda la cessazione dei movimenti di truppe verso il Don, l’Ural, ecc, e la cessazione del disarmo dei Soviet e delle guardie rosse, altrimenti i commissari del popolo considereranno l’Ukraina e la Rada in stato di guerra.”

 

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