Liegi è caduta. Aperta la via per Bruxelles

L’artiglieria tedesca su Hollogne e Flémalle – La resa delle fortezze di Liegi – L’esercito belga si ritira – La via per Bruxelles aperta – Sarà battaglia per la capitale del Belgio? – La lettera del Generale Leman

 

Dopo la caduta di Loncin e Lantin, l’artigliera pesante tedesca e austro-ungarica ha iniziato a bersagliare gli ultimi due forti rimasti operativi: Hollogne e Flémalle. Dopo un breve ma intenso bombardamento entrambe le postazioni fortificate – ormai circondate e indifendibili – si sono arrese. Con la cattura di questi due forti è virtualmente finita la battaglia di Liegi. Per undici giorni la truppe del Belgio sono riuscite a trattenere un esercito numericamente e materialmente superiore e ad infliggere gravi perdite nonchè a rallentare l’avanzata delle truppe del Kaiser.

Quel che resta dell’esercito belga impegnato sul fronte di Liegi, ripiega ora in direzione di Namur lasciando all’esercito tedesco un varco aperto per maricare verso Bruxelles. A differenza di Namur, fortemente fortificata e per la difesa della quale l’esercito belga si è preparato per anni, la capitale del Belgio sembra indifesa e indifendibile. Non è chiaro se verrà abbandonata o dichiarata città aperta per evitare sanguinosi combattimenti che potrebbero coinvolgere centinaia di migliaia di civili e comportare un’inutile carneficina.

Gérard Leman, comandante della piazza di Liegi

Gérard Leman, comandante della piazza di Liegi

Catturato ieri durante le fasi finali dei combattimenti a Liegi, il Generale Leman comandante della piazza di Liegi, ha scritto oggi – dalla prigionia in cui si trova dopo essere stato soccorso esanime dalle truppe d’assalto tedesche – una leggera al Re del Belgio:

“Signore: — Dopo un onorevole combattimento i giorni 4,5 e 6 di agosto, sono giunto alla conclusione che i forti di Liegi potessero solamente giocare la parte di punti d’arresto [per arginare l’avanzata tedesca]. Ho comunque mantenuto la guida militare per coordinare la difesa al meglio e per tenere alto il morale delle guarnigioni.

Sua Maestà non ignora il fatto che io ero al Forte Loncin il 6 agosto a mezzogiorno. Sua maestà apprenderà ora con dispiacere che il forte è stato fatto saltuare ieri alle ore 5.20 p.m.; la maggior parte della guarnigione è stata sepolta sotto le rovine. Non ho perso la vita nella catastrofe poichè la mia scorta, il Comandante Collard, un sottoufficiale della fanteria che sfortunatamente è morto, il gendarme Thevenim e due miei aiutanti di capo, Vanden Bosche e Jos Lecocq, mi hanno salvato da una posizione di pericolo, dove stavo soffocando dai gas della polvere esplosiva. Sono stato trascinato in una trincea, dove un capitano tedesco di nome Guson mi ha dato da bere, dopo di che sono stato fatto prigioniero e portato a Liegi in ambulanza. Sono convinto che l’onore delle nostre armi è stato salvato. Non mi sono arreso nè lo hanno fatto i forti o le fortezze. Mi perdoni, Sire, per gli errori in questa lettera. Sono fisicamente scosso dall’esplosione di Loncin. In Germania, dove sono diretto, i miei pensieri andranno, come sempre, Al Belgio e al Re. Avrei volentieri dato la vita per servirli meglio, ma la morte mi è stata negata.”

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