La questione irlandese in discussione alla Camera inglese

Non si è ancora placata la questione dei moti di Pasqua in Irlanda. Ieri alla Camera dei Comuni si è avuta un’ulteriore prova delle difficoltà di un accordo in tempi brevi tra inglesi e nazinalisti irlandesi guidati da Redmond. Tra le richieste degli irlandesi, l’autonomia che il parlamento avrebbe già loro accordato ma che di fatto ancora non hanno. Altro errore rinfacciato al governo inglese sta nel fatto che ai volontari irlandesi, reclutati dal governo unionista, sia stato vietato di usare una propria bandiera e musica ed il fatto che per molto tempo ai cattolici è stato vietato accedere al rango di ufficiale.

L’iniziale ostilità a Redmind, nel momento che ha preso la parola in parlamento, è andata via via scemando una volta constatata la fondatezza delle sue argomentazioni, ed il parlamentare ha così concluso il suo intrvento richiedendo nuovamente l’autonomia dell’Irlanda e la promessa di inviare all’Inghilterra tutti i militari irlandesi di cui avrà bisogno.

Il Governo però non ha potuto accogliere tali richieste: “… l’Irlanda non è ancora pacificata, e sino a che esiste il male bisognerà applicar eil rimedio opportuno…”. Lord Asquith ha comunque elogiato gli sforzi di Redmond per quanto riguarda l’incentivazione agli arruolamenti volontari degli irlandesi nell’esercito, dichiarando inoltre che l’accordo e la soluzione della questione irlandese potranno arrivare solamente con reciproche concessioni circa l’amministrazione dell’Irlanda, queste dichiarazioni ovviamente non hanno potuto che scontentare i nazionalisti irlandesi.

Lloyd George è intervenuto nel dibattito ammettendo gli errori compiuti nei primi mesi del conflitto, quando il governo inglese arruolando volontari irlandesi, compirono gesti che ferirono la suscettibilità dei militi irlandesi, provocando così un raffreddamento, per così dire, nello slancio patriottico difficilmente sanabile.