Il Regno di Bulgaria proclama la mobilitazione parziale

I segnali premonitori erano stati colti dagli osservatori più attenti e scrupolosi. Nondimeno l’annuncio ufficiale dello Czar Ferdinando di Bulgaria, ha scosso fin nelle fondamenta la diplomazia delle Potenze dell’Intesa, convinte fino a ieri di poter ancora trattare con la Bulgaria, se non altro per evitarne l’allineamento con Austria-Ungheria, Germania e Impero Ottomano. Invece il proclama di mobilitazione parziale, nonostante le continue rassicurazioni da parte del Governo di Sofia sulla sua dimensione puramente difensiva, non può che avere un solo univoco significato: il Regno di Bulgaria ha davvero stretto degli accordi con gli Imperi centrali e si sta preparando ad entrare nella guerra, molto probabilmente per aprire un nuovo fronte contro la Serbia.

Alla luce di questo fatto, le recenti segnalazioni giunte da Belgrado circa un intensificarsi delle operazioni belliche lungo il fronte tra Serbia e Austria-Ungheria, nonchè le voci incontrollate secondo le quali truppe tedesche stavano lentamente affluendo lungo il Danibio, acquisiscono immediatamente autorevolezza e indicano un progetto di apertura imminente di una nuova campagna autunnale con l’intento di annientare la Serbia attaccandola da più direzioni e con forze schiaccianti.

L’esercito della Bulgaria, che in tempo di pace conta circa 80.000 uomini, potrebbe in seguito alla mobilitazione completa arrivare a comprendere 600.000 uomini, ben oltre quindi il 10% della popolazione totale del Regno. Le forze armate bulgare, duramente colpite nel secondo conflitto balcanico in cui sono capitolate di fronte alla coalizione formata da Serbia, Grecia, Romania, Montenegro e l’Impero Ottomano, non sono considerate particolarmente efficenti o moderne. In particolare, le gravi perdite umane e materiali subite durante la guerra del 1913 non sono state completamente recuperate. Gli arsenali di Sofia non contengono molto materiale bellico e gli armamenti non sono stati ammodernati dopo il conflitto.

Probabilmente i termini dell’accordo sottoscritto con gli Imperi Centrali prevedevano l’invio degli aiuti militari necessari alla Bulgaria per migliorare l’operatività del proprio esercito proprio in previsione dell’ingresso in guerra. Furono proprio questi carichi ad essere intercettati dalle Autorità della Romania e a creare le tensioni diplomatiche tra Bucarest e Berlino di questa estate.

Secondo osservatori internazionali in Bulgaria, nelle prossime ore 100.000 uomini si presenteranno ai centri di raccolta mentre la Legione Macedone – già mobilitata – sarebbe pienamente operativa e pronta ad intervenire sul fronte macedone per occupare i territori persi in seguito al secondo conflitto balcanico. La popolazione civile, contrariamente a quanto riportato da fonti ufficiali, non avrebbe risposto con entusiasmo alla chiamata alle armi. Il concentramento delle truppe dovrebbe completarsi entro tre settimane con l’entrata in linea di 390 battaglioni di fanteria e 62 squadroni di cavalleria.

Le mobilitazione Bulgara ha conseguenze anche nei paese attualmente non belligeranti come la Grecia che, legata alla Serbia da un trattato – figlio del Secondo conflitto balcanico – di mutua protezione nei confronti della Bulgaria. Secondo i termini del predetto trattato, il Governo della Grecia dovrebbe fornire un aiuto militare di 90.000 soldati alla Serbia per far fronte all’attacco della Bulgaria e di fatto, per effetto di un complesso gioco di alleanze, entrare in qualche modo nel più grande conflitto europeo in atto. Il Re Costantino però è da sempre contrario al coinvolgimento della Grecia nella guerra e questa differenza di vedute tra il Monarca e il suo Primo Ministro Venizelos è stata causa di uno scontro istituzionale senza precedenti che non si è risolto con le dimissioni di quest’ultimo e il suo successivo trionfo elettorale.

 

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