Il discorso di Lord Asquith in Campidoglio

L’accoglienza della città è stata calorosa ed ha tributato all’illustre visitatore gli onori dovuti. Durante l’intenso programma previsto per la visita del Premier inglese nella nostra capitale era compresa anche una visita in Campidoglio al Sindaco di Roma. Di seguito riportiamo il discorso col quale Lord Asquith a reso onore alla città di Roma ed all’Alleato italiano.

Illustrissimo signor sindaco la ringrazio vivamente delle gentili parole con le quali Ella mi ha dato il benvenuto, parole che, pronunciate in questo storico ambiente, assumono un significato speciale.

Oggi per la prima volta, un Primo Ministro britannico ha avuto il grande e raro onore di essere ricevuto dal primo Cittadino di Roma, in questo Campidoglio che, Rocca e Tempio del mondo antico e vedetta del mondo medioevale, è diventato ora il monumento simbolico della rinascita e dell’unità d’Italia.

Vengo qua dal mio Paese, e più direttamente dalla Francia, dove i rappresentanti delle Nazioni alleate si sono radunati in un momento così grave della storia del mondo, vengo ai nostri amici d’Italia per assicurare loro la nostra fede incrollabile nella causa della libertà e della giustizia, che difendiamo, e per proclamare la nostra determinazione irrevocabile di vendicare i diritti dei popoli più deboli e di non tollerare violazioni di quelle leggi sociali ed elementari che furono stabilite dagli sforzi e dalle lotte dei secoli.

In nessun posto del mondo potrebbe essere annunziato il mio messaggio con più solennità che qui, nel Campidoglio di Roma centro e sorgente di tante fra quelle idee grandi che hanno guidato e dominato l’Occidente sino ai tempi nostri. Dal genio civilizzatore di Roma, fondatrice dello Stato europeo, derivò la legge delle nazioni: quella legge che, maturandosi e sviluppandosi con la lunga vicenda degli anni, trionfò sugli istinti ed usanze barbarici ed oggidì è accettata ed osservata lealmente dai popoli di ogni stirpe e di ogni schiatta, con guadagno infinito dell’universo.

Qual posto più adatto di Roma a testimonia dei movimenti più grandiosi del mondo? Qual posto più adatto per riaffermare la santità della legge comune d’Europa, quella legge che, sopravvissuta allo Stato romano antico, è diventata retaggio universale degli uomini?

Io, che durante la mia vita ho visto questa città venerabile prendere di nuovo il suo posto a capo di una nazione grande e progressista, sono lieto che, in questo grave momento, Roma abbia alzato la sua voce forte come l’alzò nel maggio dell’anno scorso per denunciare la violazione sistematica di quel codice umano e benefico che fu prima formulato sotto la protezione del suo braccio. Tali pensieri sono inseparabili da questo angusto ambiente.

A Lei, illustrissimo signor Sindaco, da poco tornato dalla fronte, da dove giorno per giorno, ci giungono notizie sempre nuove delle prodezze dei soldati della nuova Italia pugnanti sotto il comando dell’illustre Sovrano, degno seguace del Re liberatore: a Lei esprimo la mia soddisfazione per la nostra fratellanza d’armi, che fa da corona ad un’amicizia fra i due Paesi di più di mezzo secolo e, nel nome dei miei compatrioti, mando dal Campidoglio un messaggio di fede e un saluto affettuoso agli eroici eserciti italiani e a tutto il popolo d’Italia.

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