Il conflitto si allarga: è guerra tra Bulgaria e Russia

E’ ufficialmente scaduto l’ultimatum russo alla Bulgaria senza che il Governo di Sofia abbia dato risposta o promosso alcuna iniziativa per accogliere anche parzialmente le gravi richieste volute dal Ministro Sazonov.

Non avendo il Governo bulgaro allontanato gli ufficiali che senza alcun dubbio stanno fornendo appoggio organizzativo alle forze armate di Sofia per imminenti operazioni belliche offensive, tra l’Impero dello Zar Nicola e il Regno di Bulgaria di Ferdinando vi è ormai uno stato virtuale di guerra.

Con l’entrata in guerra della Bulgaria, il conflitto si è allargato ulteriormente fino a superare il proprio incredibile primato. Mai prima d’ora così tante nazioni erano arrivate a combattersi su territori così vasti e lo sbarco francese a Salonicco e le pesantissime pressioni dell’Intesa su Grecia e Romania lasciano pensare che prima della fine delle ostilità questo triste primato sarà destinato ad essere superato nuovamente.

Anche se alla scadenza dell’ultimatum russo non è ancora seguita una formale dichiarazione di guerra, il Comando serbo ha già preso le dovute contromisure spostando a sud parte delle forze schierate sulla frontiera con l’Austria-Ungheria per coprire il fronte bulgaro sul quale si teme siano schierati fino a 350.000 uomini.

Le forze di Sofia non sono particolarmente temute in seno alle Potenze dell’Intesa: come già ricordato, l’esercito bulgaro è stato messo a durissima prova durante il secondo conflitto balcanico e secondo gli osservatori internazionali non è stata possibile la ricostruzione. L’isolamento della Bulgaria attuato anche grazie alla stretta neutralità della Romania, ha impedito il tentativo di riarmo iniziato questa estate con l’invio da parte di Berlino di materiale bellico per aiutare Sofia a ricostituire le malconce forze e riammodernarle in vista delle imminenti operazioni belliche. Nondimeno, ed è stata questa la motivazione dell’ultimatum russo, ufficiali e istruttori tedeschi sono al lavoro in bulgaria.

Il modus operandi è già noto ormai: la stessa modalità operativa è stata effettuata con successo in turchia e molte delle difficoltà incontrate dalle forze anglo-francesi nella campagna di Gallipoli sono da ascrivere all’importante opera di ufficiali tedeschi che dall’entrata in guerra dell’Impero Ottomano prestano servizio nelle fila turche.

L’ingresso in guerra della Bulgaria rende ancora più precaria la posizione delle forze dell’Intesa nei Dardanelli, spostando l’equilibrio di forze a favore degli Imperi Centrali nella regione. Enver Pascià, ad una riunione della Camera turca ha proclamato che i Dardanelli saranno la tomba delle Potenze dell’Intesa.

Nonostante lo sbarco di due divisioni francesi a Salonicco, sono ore di grande preoccupazione a Belgrado dove continuano a giungere dispacci di pattuglie e ricognitori aerei che segnalano il concentrarsi di forze austro-tedesche lungo il fronte settentrionale. Secondo gli ultimi rapporti, Berlino avrebbe inviato notevoli rinforzi e lungo la frontiera con la Serbia si sarebbero radunati 250.000 uomini posti sotto il comando del Generale tedesco Mackensen, le cui doti militari di ottimo stratega sono state confermate dal brillante sfondamento conseguito a luglio in Galizia che ha portato ad un’arretramento del fronte di centinaia di chilometri e notevolissime perdite per l’armata zarista.

L’unico elemento che in parte rincuora i governanti dell’Intesa è la constatazione che le forze Austro-Ungariche ormai sembrano incapaci, anche su un fronte minore come quell serbo, di combattere autonomamente al punto da necessitare del supporto tedesco e cedere il comando dei propri eserciti a generali tedeschi. Secondo molti streteghi questo sarebbe un sintomo della stanchezza e della debolezza dell’Impero Austro-Ungarico.

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