Il “Città di Jesi” abbattuto dagli austro-ungarici

L’Alto Comando, con un comunicato ufficiale, conferma l’abbattimento del dirigibile italiano “Città di Jesi” avvenuto questa mattina nel corso di una missione di bombardamento sulla città di Fiume.

Città di Jesi

Il Città di Jesi prima della fatale missione

L’avionave è stata oggetto del fuoco di contraerea austro-ungarica al rientro dalla missione e, danneggiato seriamente, ha iniziato a perdere idrogeno e planare. Il comandante, Bruno Brivonesi, ha cercato in tutti i modi di governare il veicolo e ridurre la perdita di quota riducendo il peso e gettando fuori bordo qualsiasi cosa: strumentazione di bordo, armi, munizioni e persino il carburante quando ha dovuto spegnere i motori nel timore che le eliche tagliassero parte del dirigibile che lentamente si afflosciava e perdeva la propria forma.

In prossimità del suolo, il comandante ha preso ogni misura perche’ l’equipaggio si rifugiasse nella parte più solida e lontana dall’impatto. Queste precauzioni probabilmente hanno fatto la differenza e hanno salvato tutti e sette i membri dell’equipaggio che sono sopravvissuti all’ammaraggio di fortuna.

Appena possibile il comandante ha cercato di distruggere la bandiera di guerra per prevenirne la cattura e di affondare il veicolo rendendolo irrecuperabile. Per via del luogo di ammaraggio però il “Città di Jesi” e’ rimasto affondato nella parte di poppa e impennato verso il cielo.

Pochi minuti dopo un cacciatorpediniere austro-ungarico è comparso e ha preso prigionieri tutti i membri dell’equipaggio.

La notizia è stata data con grande entusiasmo da Vienna che ha provveduto a mandare sul luogo dei fotografi per pubblicare le immagini dell’abbattimento del veicolo italiano.

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