Grave rovescio a Verdun: Fort Douaumont è caduto

Con ogni probabilità quella di oggi passerà alla storia come una delle giornate più nere per l’Esercito Francese, suggellata da uno dei rovesci più disastrosi dell’intero conflitto fino ad oggi.

Le prime luci dell’alba hanno colto le forze francesi spaesate dopo i sanguinosi combattimenti di ieri. Mentre l’artiglieria tedesca riprendeva a battere le linee francesi, diversi reparti appena giunti dalle retrovie si insediavano sulla nuova linea difensiva, perlopiù allo scoperto in campi devastati dalle granate nemiche e sotto una gelida nevicata. Per una sciagurata serie di coincidenze, dovuta sopratutto alla confusione e alle enormi difficoltà comunicative in seno alle forze francesi, le forze che avrebbero dovuto porsi davanti a Fort Douaumont si sono schierate senza sapere della ritirata in massa degli zuavi della 3° divisione africana proprio mentre in campo avversario il 24° reggimento di Brandeburgo marciava a passo sostenuto per ingaggiare il nemico.

Dopo il consueto breve ma intensissimo fuoco d’artiglieria, i soldati brandeburghesi si sono lanciati avanti e hanno sbaragliato i miseri resti delle forze francesi rimaste spezzettate lungo la via della ritirata degli zuavi. Percorsi a velocità di record quasi 1.200 metri in territorio nemico, i soldati tedeschi si sono pericolsamente incuneati tra la prima linea e la parte orientale di Fort Douaumont, dove sono giunti praticamente senza incontrare resistenza.

Kunze

Sergente Kunze

Un manipolo di genieri del 24°, dieci uomini guidati dal Sergente Kunze, avendo notato che dal forte nemico non proveniva l’attesa pioggia di fuoco, si è avvicinato alle opere difensive per osservare meglio l’attività francese e, constatato che gli spalti erano deserti, le postazioni di mitragliatrici sulle torrette sguarnite mentre l’unico pezzo attivo era il cannone da 155 in casamatta che pareva fare fuoco verso nord nella direzione in cui le colonne tedesche in marcia si erano venute a trovare molte ore prima, è disceso nel fossato profondo sette metri che nelle intenzioni del progettista avrebbe dovuto rappresentare un ostacolo formidabile e una tomba per qualunque nemico avesse cercato di discendervi.

Anche qui però, gli uomini di Kunze non sono stati fatti oggetto del fuoco francese ed ebbero la possibilità di organizzarsi per formare una piramide umana e consentire al Sergente Kunze di entrare in una feritoia dalla quale emergeva minacciosa la canna di una mitragliatrice inattiva. Penetrato nel forte, Kunze, solo e armato di un fucile, ha iniziato a percorrere i lunghi e intricati corridoi protetti da metri di cemento armato e terra. Imbattutosi in alcuni soldati francesi li ha disarmati e fatti prigionieri, sbagliando però la via per tornare al punto di partenza e perdendosi nella ragnatela di vie sotterranee, facendosi scappare alcuni soldati nemici e barricandosi infine in una stanza adibita a mensa, nella quale trascorse il resto del proprio tempo nel forte letteralmente divorando la cena della guarnigione del forte.

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Da sinistra a destra: Tenente Radke, Capitano Haupt e Capitano von Brandis

Contemporaneamente a questi fatti, tre ufficiali del 24°, indipendentemente e ciascuno partendo dal proprio settore del campo di battaglia, sono arrivati nei pressi di Fort Douaumont con l’intenzione di esplorare la resistenza della fortificazione francese e, come Kunze prima di loro, constatando lo stato di abbandono delle difese esterne, hanno cercato di infiltrarsi nel forte con i propri uomini. Arrivati al fossato di Douaumont senza quasi incontrare resistenza ( si scoprirà più tardi che alcune mitragliatrici a ovest di Douaumont avevano scorto le sagome dei soldati tedeschi ma, per via della confusione e della scarsa visibilità, li avevano scambiati per chasseur e non avevano aperto il fuoco ), prima gli uomini del sono penetrati nel forte per vie diverse unendosi al sergente Kunze nell’opera di cattura della piccola guarnigione di Douaumont.

Quando, verso le ore 16.00, il forte è caduto interamente nelle mani dei soldati brandeburghesi, diversi razzi segnaletici tedeschi sono stati avvistati sopra Douaumont per indicare all’artiglieria alleata di sospendere il tiro o di allungarlo per impedire eventuali contrattacchi. Il morale dei francesi è crollato definitivamente: Fort Douaumont era la pietra angolare della cinta fortificata di Verdun e veniva considerato una fortificazione imprendibile se non a costo di sacrifici enormi. Persino l’artiglieria pesante tedesca, come è stato poi rilevato dai genieri germanici, non era stata in grado di causare danni significativi alla struttura, nonostante si fosse impegnata per oltre tre giorni a scagliare i più grandi proiettili sul forte.

La caduta di Douaumont ha segnato il punto critico della giornata. Mentre la notizia iniziava a scuotere le fanterie francesi in ritirata, il dispaccio di conferma della cattura del forte giungeva anche al QG francese dove il Generale Édouard de Castelnau, inviato da Joffre per far fronte alla grave situazione di Verdun, aveva appena stabilito che la riva destra della Mosa poteva essere salvata e aveva immediatamente confermato l’incarico al Generale Petain, comandante in capo della Seconda Armata posta a riserva.

La conquista del forte francese è destinata a sollevare gravi polemiche parlamentari. Già nel mese di gennaio, il Tenente Driant, caduto il secondo giorno di combattimento, aveva avanzato una formale protesta alla commissione parlamentare della Difesa circa lo stato di abbandono delle fortificazioni di Verdun. La spettacolare caduta del forte di Douaumont non può che essere dovuta allo smantellamento progressivo voluto dalla politica di offensiva ad oltranza di Joffre, per causa della quale molte delle artiglierie fisse a difesa delle opere fortificate sono state rimosse e messe a supporto della fanteria di linea e le guarnigioni smobilitate in parte per rimpolpare le prime linee. Al momento dell’incursione del Sergente Kunze, Douaumont era difeso da una cinquantina di artiglieri a fronte di una guarnigione che avrebbe dovuto contare non meno di cinquecento soldati.

Nonostante il durissimo rovescio, l’Esercito Francese si batterà quindi anche sulla riva destra della Mosa e non abbandonerà le fortificazioni di cinta a Verdun, nonostante la caduta di Douaumont in mani tedesche e l’incarico di tenere la linea e non arretrare è caduto sul Generale Petain, un ufficiale molto apprezzato dalle proprie truppe ma spesso considerato dai suoi pari troppo parsimonioso e cauto, poco in linea con lo spirito imperante che vede nell’Elan la chiave di volta della strategia francese.

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