Brillanti operazioni degli Alpini nelle Dolomiti

Con un abile e coraggioso colpo di mano, gli alpini della 228ª  compagnia del battaglione “Val Chisone”, guidati dal Maggiore Ettore Martini con i Sottotenenti Barla e Pennati, esponendosi al tiro delle forze nemiche, si sono aperti la via in una zona fortemente incuneata tra le difese austro-ungariche e sono riusciti a occupare una posizione strategica sul monte Lagatuoi dalla quale hanno iniziato a molestare gli avversari con un fuoco di mitragliatrici. Non sono ancora noti molti particolari sull’impresa salvo il fatto che la posizione conquistata, in onore al comandante della colonna italiana, è stata rinominata Cengia Martini e al momento vi sarebbero disposti elementi della 228° accompagnati da una sezione di mitragliatrici ed integrati da un plotone scelto del battaglione Belluno al comando del sottotenente Ceccato e da altri 2 plotoni della 77° compagnia del Belluno.

Sempre nel settore dolomitico, nella giornata di ieri si è registrato il fallimento della coraggiosa operazione guidata dal Sottotenente Mario Fusetti di milano, mirata alla conquista della vetta del Sasso di Stria a 2477 metri di quota, per poi poter attaccare le postazioni austro-ungariche sottostanti.

Il Fusetti, offertosi volontario insieme ad un manipolo di soldati, è riuscito nell’impresa di raggiungere la vetta e ha disposto una valida linea difensiva in attesa dell’arrivo dei rinforzi guidati dai Sottotenenti Braschi e Amicizia. Le colonne dei rinforzi però sono state sorprese dalla luce del giorno e sono finite sotto il fuoco nemico e una fitta pioggia di bombe a mano. Il Sottotenente Amicizia è morto ucciso da un colpo di fucile mentre i suoi uomini sono rimasti a lungo inchiodati dal fuoco austro-ungarico. Braschi, più avanzato rispetto al contingente guidato da Amicizia, ha cercato invano di percorrere l’ultimo tratto per raggiungere l’avanguardia di Fusetti.

Quando tutto sembrava ormai perso, una voce italiana – riferiscono i sopravvissuti – ha chiamato i soldati di Braschi: “Venite Italiani, il Sasso di Stria è preso!”, diceva. I soldati italiani, stanchi e demoralizzati per la difficile salita e l’azione nemica, si sono per un attimo rincuorati. Purtroppo, a chiamarli e incitarli a fare gli ultimi passi verso la cima non erano i soldati di Fusetti ma gli alpini austriaci, i Kaiserjäger tirolesi di lingua Italiana. Tutti i soldati guidati da Braschi sono caduti prigionieri.

Avendo atteso invano i rinforzi, il Sottotenente Fusetti ha disposto i propri uomini per tentare una disperata e risoluta resistenza. Circondati da forze superiori di numero, gli uomini di Fusetti si sono battuti con coraggio e determinazione, facendo fuoco fino all’ultima cartuccia. Molti sono caduti, quasi tutti sono rimasti feriti. Il Sottotenente, mentre cercava di far fuoco da dietro un riparo, è stato colpito al capo ed è morto all’istante. Tutti i sopravvissuti sono finiti prigionieri nelle mani degli Austro-Ungarici.

Il giorno prima di partire volontario per la difficilissima missione, il Sottotenente Fusetti ha scritto la seguente lettera ai propri cari

Con mano sicura esprimo colle parole che seguono non le mie ultime volontà, ma quei miei pensieri che desidero sopravvivano, per quelli che mi amano, alla mia morte. Sono alla vigilia d’una azione d’ardimento, dal cui esito dipendono in gran parte le sorti d’una vittoria. A me, ai miei compagni d’arme, non manca gran copia di fede; l’esito, con la vita, con la bella morte, sarà degno del nostro imperturbabile amore per la Patria.

Se cadrò, Papà, Gina, Angelo mio, amici e parenti, che mi amate, non abbiate lagrime per me: io la morte, la bella morte, l’ho amata. Non pensatemi col petto squarciato nell’ultimo spasimo, ma dal fervore d’un impeto eroico svanire in una beatitudine suprema. Io ho sognato, nelle peregrinazioni del pensiero, nelle grandi questioni umane e cosmiche, un avvenire di perfezione nelle cose morali e fisiche. Ho amato la Patria mia nell’intimo delle sue divine bellezze, delle sue tradizioni.

Ho amato sopra ogni cosa l’uman genere, campo ove è possibile e necessaria la lotta, dov’è desiderabile e probabile il pacifico trionfo delle idealità non sacrileghe. È appunto perché ho stimato necessaria la lotta io mi sono volenterosamente, serenamente battuto. Che il mio povero corpo riposi semplicemente dove sono caduto, io desidero; inumato coll’onore delle armi, fra i miei commilitoni. Che il sacrificio mio, umile fra tanta gloria, sproni, se c’è, l’ignavo e dia sangue al codardo.

Babbo mio, Gina mia, Angelo mio, parenti, amici, voi che tanta parte siete dell’anima mia colla memoria adorata della mamma, in alto i cuori. Con tenerezza serena, nella pace dell’anima cristiana, sul campo, al cospetto del nemico che non temo, mi firmo

Mario Fusetti
16 ottobre 1915

 

FacebooktwitterredditpinterestlinkedinmailFacebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

'Brillanti operazioni degli Alpini nelle Dolomiti' has no comments

Be the first to comment this post!

Would you like to share your thoughts?

www.notiziedalfornte.it: La prima guerra mandiale dopo 100 anni powered by P2Easy.com