Turchia sull’orlo del baratro

La situazione militare turca sarebbe, secondo alcuni osservatori internazionali di paesi neutrali, prossima al collasso.

Stretta a tenaglia dalle armate dell’Intesa che attaccano da est, lungo la frontiera con la Russia nelle regioni dove la popolazione armena si è ribellata, da sud-est, nella regione mesopotamica dove le truppe coloniali inglesi avanzano lungo il fiume Tigri e la popolazione araba è pronta alla sommossa, e sotto assedio da ovest, nei Dardanelli dove le truppe anglo-francesi sono sbarcate e la flotta dell’Intesa colpisce duramente ogni giorno con la formidabile artiglieria, la turchia pare sia al limite delle proprie capacità militari.

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Il Generale Mustafa Kemal, accompagnato da ufficiali ottomani a Gallipoli.

E’ di ieri la notizia dell’affondamento di due imbarcazioni cariche di truppe ottomane che avrebbero dovuto rinforzare le posizioni sui Dardanelli. Oggi l’ammiragliato inglese conferma che i sommergibili britannici hanno affondato non meno di 11 tra navi da guerra e trasporti. Di fronte a una simile ecatombe, la pur strenua resistenza opposta dalle truppe comandate da Mustafa Kemal non potrà durare a lungo.

Oltre che dal punto di vista militare, la situazione turca è molto grave dal punto di vista economico. La navigazione nel Mar Nero è bloccata dalla flotta Russa e l’approvigionamento di numerose materie prime è paralizzato o rallentato gravemente dalla necessità di usufruire solamente delle vie di terra. Il Governo turco sta cercando di limitare i danni potenziando alcune arterie stradali primarie ma è una dura lotta contro il tempo visto che l’economia sta rallentando e minaccia di fermarsi completamente per la penuria di carbone mentre il prezzo del pane cresce ogni giorno.

Ma la conseguenza peggiore della carenza di carbone è l’improvvisa e devastante penuria di munizioni che sta bloccando l’esercito. Per le armi da fuoco portatili la situazione è meno grave mentre i proiettili d’artiglieria – in particolar modo i grossi calibri – sono prodotti ad un ritmo estremamente inferiore a quello con cui sono consumati.

Con queste premesse, pochi sarebbero sorpresi di fronte alla prospettiva di un’uscita della turchia dal conflitto europeo entro il prossimo mese.

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