Strafexpedition! come il nemico ha preparato l’offensiva di primavera

“…ecco una buona porta per scendere in Italia…”

Questa era l’impressione avuta da tre generali austro ungarici che tra il 1906 ed il 1908 avevano ispezionato in lungo e in largo il confine trentino. Questa frase sarebbe stata detta da uno dei tre che si era soffermato a rimirare il panorama che dal passo di Campogrosso spaziava sulla vallata che porta a Recoaro. Questo generale era proprio il barone Conrad von Hoetzendorf, all’epoca comandante di divisione a Bolzano.L’idea di sferrare un colpo mortale all’esercito italiano attraverso una massiccia operazione dal Trentino era da sempre un’idea ricorrente nei piani del Generale Conrad. Egli infatti non aveva di fatto mai nascosto la sua diffidenza nei confronti dell’Italia, anche quando erano alleati nella Triplice Alleanza. Il suo piano prevedeva un audace operazione che coinvolgesse un fronte difficile ed ampio prevalentemente montano che andava dal Trentino passando per gli altopiani di Folgaria, Lavarone e di Asiago, un fronte di circa 60 km.

L’Italia “traditrice”, colpevole di aver tradito la Triplice Alleanza, da sempre è considerata l’anello debole dell’Intesa. Sconfiggerla consentirebbe di chiudere un fronte difficile e di dirottare truppe su altri fronti quali quello orientale che per l’Austria rappresenta una minaccia seria. Il crollo dell’Italia poi costringerebbe i francesi a dover estendere, quindi indebolire, il fronte occidentale sino alla Svizzera ed alle Alpi. Un primo abbozzo di piano offensivo contro l’Italia era in preparazione da tempo, probabilmente se la situazione complessa del fronte orientale, con i russi avanzanti sulle truppe austriache, non fosse stata così complicata, questa offensiva ci sarebbe giàstata l’anno scorso, magari prima ancora del nostro ingresso in guerra, a sorpresa. Conrad non aveva mai amato l’Italia come alleato, quindi un attacco a sorpresa e senza dichiarazione di guerra per lui non sarebbe certo stato un problema.

La situazione iniziò a mutare verso la fine del 1915. La fine della campagna in Serbia elimiò un fronte che, pur non essendo primario nell’economia generale del conflitto, rappresentava comunque un dispendio di uomini e materiali non trascurabile. L’offensiva italiana sull’Isonzo era stata tutto sommato arginata e le perdite subite rimpiazzate. Vi era quindi la possibilità di ritornare sulla questione, Conrad non perse tempo. Il 10 dicembre, in un incontro privato tenutosi a Teschen, sede dell’Alto Comando congiunto, Conrad espose il suo piano che prevedeva l’impiego di 16 divisioni, chiedeva quindi all’alleato di rimpiazzare 8-9 divisioni austriache al momento impegnate contro i russi, con altrettante tedesche in modo da dirottarle sul fronte italiano.

Falkenhayn non fu d’accordo. In un telegramma inviato il giorno seguente, in risposta alle richieste del collega, espresse tutti i suoi dubbi in merito al piano austriaco. Prima di tutto il numero di divisioni, secondo il tedesco inadeguato (25 era il numero minimo secondo lui e non 16). In secondo luogo il teatro delle operazioni, 60 km di montagne ed altopiani non sono adatti a manovrare con un così alto numero di uomini e mezzi. Infine la richiesta di inviare altre divisioni sul fronte orientale, in sostituzione di quelle austriache (già 4 erano state precedentemente riassegnate sotto il comando austriaco e Falkenhayn le stava già reclamando in vista dell’offensiva di Verdun) non era una cosa praticabile in quanto voleva dire sguarnire il fronte occidentale.

La risposta di Conrad non tardò a pervenire all’alleato tedesco. Il 18 dicembre scriveva

“… noi non dobbiamo attendere di essere condotti all’esaurimente dall’Intesa, superiore a noi di mezzi umani e materiali, ma invece dobbiamo cercare di giungere ad una decisione mediante un’azione in grande stile. Su nessun’altra fronte si può trovare un punto che si presti, nell’eventualità di un’offensiva fortunata, a mettere il nemico in una situazione critica come il Tirolo meridionale sulla fronte italiana … Attualmente le forze tedesche, comunque disponibili, non potrebbero, da sole, ottenere una decisione su uno dei fronti principali all’ovest o all’est, né forze austro-ugariche potrebbero rendersi disponibili finché l’Italia non sia battuta …”

Altri tentativi da parte di Conrad di convincere l’alleato tedesco si ebbero lo scorso 27 gennaio ed il 3 febbraio. Non ebbero il risultato sperato. Ai tedeschi premeva solo una cosa: l’alleato Austriaco doveva impegnarsi unicamente in una guerra difensiva sul fronte italiano e quello orientale. Contenere i nemici. Alla vittoria ci avrebbero pensato i tedeschi puntando i loro sforzi sul fronte orientale che, a loro avviso, era quello che avrebbe consentito una vittoria risolutiva.

Ricevuto l’ennesimo no dai tedeschi il 6 febbraio Conrad decise che l’offensiva si sarebbe tenuta ugualmente. Inviò dunque un telegramma al comandante in capo del fronte sud-occidentale, l’Arciduca Eugenio D’Asburgo, che lo informava che avrebbe comandato lui l’offensiva e che avrebbero messo a sua disposizione 14 divisioni e 60 pezzi di artiglieria pesante. I due mesi successivi furono spesi a rifinire i dettagli del piano d’azione ed a gestire i contrasti tra i comandanti coinvolti. Lo stesso Arciduca non era del tutto d’accordo con le direttive di Conrad, anche il generale Dankl ritenteva necessario intervenire diversamente, coinvolgendo la Valsugana contemporaneamente all’offensiva principale in modo da poterne utilizzare la ferrovia per gli approvvigionamenti. Ma il pianpo non mutò.

Iniziarono quindi mesi di febbrili lavori per approntare il supporto logistico all’offensiva. Il genio dell’esercito preparò km di nuove strade per poter ovimentare uomini e materiali che iniziavano a giungere e a concentrarsi soprattutto tra Folgaria e Lavarone dove non correvano particolari rischi. Il 20 marzo il comando dell’XI armata è trasferito da Bolzano a Trento. La III armata, di nuova costituzione venne dislocata più a nord durante il mese di aprile, attestandosi tra Egna e Bolzano.

Conrad, per consentirel’effetto sorpresa, aveva fatto circolare la voce che il comandosupremo imperialefosse in pocinto di trasferirsi a Lubiana mentre in realtà fu trasferito in gran segreto a Bolzano il 15 marzo. Tutto doveva far pensare che l’offensiva avrebbe dovuto essere sul fronte isontino e non qui.

Il mese di marzo non fu favorevole alle attivitàpreparatorie austriache. Valanghe e slavine avevano più volte ostruito le vie di comunicazione ma nonostante questo prima della metà di aprile, 68 pezzi di artiglieria pesante, 50 da campagna e 45 da montagna erano già stati approntati. Un obice da 380 mm era stato predisposto a Luserna, uno da 420 mm su Monte Rover, a 1254 m ed un cannone da 104 mm fu issato su Cima Vezzena a quasi 2000 metri. Un cannone da 305 mm da marina fu montato su un affusto ferroviario vicino al lago di Caldaro.

Al termine dei preparativi le forze austriache raggiunsero un quantitativo di uomini e mezzi realmente minaccioso: 350.000 uomini dei quali 155.000 combattenti di prima linea, contro i 190.000 italiani, dei quali solo 95.000 combattenti di prima linea. 1056 pezzi di artiglieria (di cui 320 di medio e grosso calibro) contro i nostri 575, più vecchi ed usurati e di cui solo 227 di medio e grosso calibro.

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