Offensiva austro-tedesca sull’Isonzo: sfondate le linee italiane tra Tolmino e Plezzo

Alle 2:00 di stamattina l’artiglieria nemica ha investito con un fuoco violentissimo le linee italiane della 2a Armata; alle 4:30 il tiro è andato affievolendosi per poi riprendere intensissimo alle 6:30. Gravi le perdite tra i reparti dislocati nella zona investita, così come particolarmente ingenti sono i danni a carico di ricoveri, depositi di munizioni e vie di comunicazione. La reazione dell’artiglieria italiana è stata debole e non ha realizzato il necessario tiro di controbatteria; in molti punti le comunicazioni telefoniche sono state interrotte e la nebbia rende impossibile l’utilizzo dei mezzi di comunicazione ottica. Particolarmente grave la situazione del comando tattico del XXVII corpo d’armata, dove il gen. Badoglio si trova impossibilitato a comunicare con i reparti da lui dipendenti nel relativo settore. Simile la situazione presso i corpi IV, XII e XIV. Il nemico ha inoltre fatto abbondante uso di gas, particolarmente fosgene.

Alle 7:30, terminato il tiro dell’artiglieria che ha praticamente paralizzato le difese italiane, le fanterie nemiche sono balzate all’attacco delle nostre linee, precedute dai reparti d’assalto. La divisione Edelweiss è stata bloccata dall’accanita resistenza dei reparti alpini presso il Rombon, ma la 22a Scützen è riuscita a passare per il fondovalle, anche grazie ai devastanti effetti del gas sulle nostre truppe poste a difesa del settore, nel caso specifico un intero battaglione della brigata Friuli completamente annientato. Una volta riusciti ad avanzare, i reparti della 22a Scützen e della Edelweiss hanno potuto prendere alle spalle i reparti italiani dislocati sul Čuklja. La 50a divisione austro-ungarica è calata dal M. Rosso verso il Vodil puntando su Caporetto, mentre strenua è la difesa degli italiani sul M. Nero che però date le conquiste tattiche nemiche risultava essere trascurabile. La XV brigata da montagna è poi riuscita a sfondare le difese italiane tra lo Sleme e il Mrzli, respingendo poi gli energici contrattacchi della brigata Caltanissetta. Il 63° fanteria, costituente l’ala destra della 12a divisione slesiana, ha sfondato le prime due linee di difesa italiane tra Gabrje e Volrje, determinando in tal modo il crollo totale delle difese italiane sulla sponda sinistra dell’Isonzo; il 23° fanteria, sulla riva opposta, ha continuato ad avanzare catturando numerosi prigionieri. Durante l’avanzata nemica parecchie batterie italiane sono state colte di sorpresa mentre erano ancora intente a sparare e gli artiglieri italiani, sorpresi dal vedersi addosso il nemico inaspettatamente, si sono difesi eroicamente con le rivoltelle fino ad essere definitivamente sopraffatti. Alle 15:30 i reparti austro-germanici sono entrati nell’abitato di Caporetto.

Nel contempo il battaglione da montagna del Württemberg ha varcato l’Isonzo a San Daniele ed ha poi preso a marciare su Foni, occupato con un brillante assalto guidato dai tenenti Vahrenberg e Rommel. Verso sera i raparti tedeschi hanno poi preso la dorsale del Kolovrat e del Podklabuc, catturando molti prigionieri, cannoni e mitragliatrici. Intanto la 1a divisione austro-ungarica ha varcato il Doblar ed il caposaldo del Globocak, aprendosi così la strada per Cividale.

Nelle retrovie italiane i comandi sono stati colti di sorpresa dalla fulminea avanzata nemica nella conca di Plezzo. I danni causati dal bombardamento nemico alle via di comunicazione ed alle linee telefoniche fanno giungere con gran ritardo le notizie dalle prime linee, di conseguenza gli ordini vengono emanati senza che i comandanti di reparto abbiano una visione della reale situazione del momento e, di conseguenza, i provvedimenti presi risultano tardivi ed inefficaci. Gli episodi di resistenza dei nostri reparti sono isolati e slegati, completamente privi di una manovra d’insieme mancando una direzione unitaria proveniente dai comandi di corpo d’armata; i contrattacchi dei nostri reparti sul settore maggiormente investito dall’attacco nemico, quello del XXVII corpo comandato dal gen. Badoglio, portati avanti soprattutto dalla riserva costituita dalla brigata Puglie e della I e V brigata bersaglieri, risultano pertanto vani.

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