Lenin

Vladimir Ilic Uianov (Lenin) è nato a Simbirsk il 22 aprile del 1870; nel maggio del 1887 suo fratello Aleksej fu imprigionato ed impiccato per aver partecipata alla preparazione di un attentato contro lo zar Alessandro III.
Ha studiato giurisprudenza a Kazan ma è stato espulso dall’università a causa di manifestazioni studentesche; ha quindi continuato gli studi a San Pietroburgo dove nel 1883 ha fondato il primo nucleo operaio russo, laureandosi nel 1891.
Nel 1893 è entrato in contatto col movimento “Emancipazione nel lavoro”, confluito poi nel 1898 nel Partito Socialdemocratico Russo; sotto stretta sorveglianza politica, Lenin è poi stato arrestato e condannato a tre anni e quindi deportato in Siberia. Nel 1899 ha visto la luce il suo primo saggio “Lo sviluppo del capitalismo in Russia”; nel 1900 è stato costretto all’esilio prima a Monaco di Baviera e poi a Zurigo.
Nel 1903 ha avuto luogo a Londra il congresso del Partito Socialdemocratico Russo, che ha visto la spaccatura tra la fazione maggioritaria (bolscevica) capeggiata da Lenin, e quella minoritaria (menscevica) con a capo Plechanov: Lenin, contrariamente a Plechanov, sosteneva che solo la classe operaia ed i contadini dovessero portare avanti la rivoluzione, ritenendo che la borghesia sarebbe sempre comunque ricorsa a dei compromessi con la monarchia e l’aristocrazia russa.
Con lo scoppio della guerra nel 1914 Lenin ha visto l’opportunità di armare il proletariato e quindi l’occasione di trasformare la guerra imperialista in rivoluzione. Dopo gli eventi del febbraio del 1917 Lenin è rientrato dalla Svizzera ed ha tracciato il programma per l’abbattimento, con l’appoggio tedesco, del governo liberal-democratico nel frattempo formatosi (che voleva continuare la guerra) e l’inizio della rivoluzione socialista; in ottobre si è posto a capo dell’insurrezione che lo ha portato al potere.

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