La Mitragliatrice Fiat-Revelli Mod. 1914

Il progetto della Fiat-Revelli nacque da uno studio del 1910 di Abiel Revelli deciso a migliorare l’allora in uso Perino Mod.1908 divenuta ormai obsoleta. Il prototipo fu presentato al bando indetto dal Regio Esercito ma ad essa fu preferita la mitragliatrice inglese Maxim. Lo Stato Maggiore italiano volle ritentare nuovamente l’arma nel 1913 ma anche in questa occasione non vi furono ordinativi, questa volta per via del fatto che addestrare i mitraglieri all’uso di due modelli diversi di arma potrebbe essere problematico. I ritardi che si vennero a generare nelle consegne delle mitragliatrici Maxim ( a causa dello scoppi della guerra a novembre 1914 solo 609 delle 920 ordinate erano state consegnate), portò finalmente all’adozione della mitragliatrice Fiat-Revelli. Ad oggi, la Fiat-Revelli Mod. 1914 è la mitragliatrice più diffusa, ne sono state prodotte di più rispetto alle Maxim inglesi ed alleSaint-Étienne Mle 1907 francesi.
Una variante della mitragliatrice standard è la Mod. 14 tipo Aviazione, che è montata su molti modelli di bombardiere ed utilizzata anche con compiti di contraerea.

Sul campo di battaglia, anche in condizioni avverse si è dimostrata un’arma robusta, grazie alla meccanica semplice, però risulta eccessivamente pesante da gestire, anche a causa del sistema di raffreddamento ad acqua. Altro punto debole, forse il più significativo, è costituito dal sistema di alimentazione dei proiettili: la pompa che serve a lubrificare con olio d’oliva i colpi prima di incamerarli, tende ad impastare l’olio stesso con la polvere ed i residui dei colpi sparati. Ciò crea un’amalgama che finisce inevitabilmente con l’entrare nel meccanismo di sparo facendolo inceppare. Nonostante questo l’arma è ampiamente utilizzata anche per armare le autoblindo Lancia 1Z oltre che sui carri pesanti Fiat 2000 e sui nostri dirigibili.

Il meccanismo della Fiat-Revelli consiste in un sistema detto a chiusura labile con ritardo d’apertura, simile a quello che è usato dalle britanniche Vickers, questo fa si che al momento dello sparo, canna e otturatore rinculino insieme fino a che la canna viene arrestata dalla sua molla e rimessa in posizione di fuoco, mentre l’otturatore continuando la sua corsa all’indietro estrae il bossolo usato. A questo punto un sistema di bracci e molla fa in modo di caricare il nuovo colpo in canna e di riposizionare l’otturatore pronto ad esplodere il nuovo proiettile.
Il caricatore consiste in una cassetta da 10 scomparti da 5 cartucce ciascuno, per un totale di 50 colpi e viene inserito alla sinistra dell’arma, nel castello, quando uno scomparto si esaurisce un nottolino azionato dal rinculo della canna fa scattare il meccanismo che allinea lo scomparto successivo.
Un selettore di tiro permette di sparare a raffica libera, intermittente o di inserire la sicura. Il dispositivo di mira consiste in un alzo con cursore per regolare la distanza montata sul castello e nel mirino inserito sul manicotto del serbatoio di raffreddamento ad acqua.
Come appena detto, il sistema di raffreddamento della canna è basato su un sistema ad acqua, il manicotto dell’acqua è collegato ad un serbatoio con due tubi ed una pompa azionata a mano è utilizzata per generare il ricircolo dell’acqua. Il sostegno dell’arma è garantito da un treppiedi con gambe anteriori ripiegabili che consente di brandeggiare l’arma con un angolo di tiro di 22° ed una elevazione che va da -35° a +25°.

 

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