La Grande Carneficina

Il rapporto di ieri del Sottosegretario di Stato alla guerra alla Camera dei Comuni ha sollevato un grande problema. Il Regno Unito è, tra le Potenze belligeranti, l’unica che ha reso ufficialmente nota l’entità delle perdite subite. L’estrema precisione del rapporto divulgato anche alla stampa, comprendente separatamente morti e feriti, ufficiali e soldati, si scontra con la reticenza di quasi tutti gli altri Governi europei.
In Italia il problema della censura è stato affrontato da numerosi quotidiani e le organizzazioni giornalistiche a più riprese hanno accettato con patriottismo le necessità militari che impongono di non divulgare dati sensibili utili al nemico ma allo stesso tempo hanno chiesto che la libertà di stampa non venga soffocata da un eccessivo uso degli organismi di censura.
In ogni caso, nei rapporti ufficiali non sono mai state rese note le entità delle perdite italiane mentre a più riprese sono stati forniti i numeri di quelle inflitte al nemico, con particolare riferimento alla cattura di prigionieri Austro-Ungarici.
Certamente l’entità dello sforzo britannico, ancorchè enorme, non è commisurabile a quella dell’alleato francese che sin dalle prime battute del conflitto ha messo in campo un esercito di coscrizione obbligatoria di massa di quasi tre milioni di soldati al confronto del quale il piccolo Corpo di Spedizione Inglese ( di 150.000 uomini ) è ben poca cosa. Inoltre gioca una parte importante la differenza culturale e organizzativa tra le forze francesi – storicamente reclutate con la coscrizione obbligatoria di massa – e quelle inglesi, da sempre contraddistinte da un piccolo esercito di professionisti altamente addestrati e arruolati su base volontaria.
Ad ogni modo tutti i Governi, tranne quello del Regno Unito, impedendo l’accesso di queste informazioni al grande pubblico implicitamente ammettono che l’opinione pubblica ne risulterebbe impressionata e lo sforzo bellico, l’unità nazionale e il morale della popolazione civile e di quella in armi ne risentirebbero.
Questo vuole dire senza ombra di dubbio che le perdite sono ben superiori alle cifre strabilianti comunicate alla Camera dei Comuni inglese.

In 12 mesi di guerra le forze inglesi, ammontanti inizialmente a soli 150,000 uomini, hanno subito 391.000 perdite tra morti e feriti.
L’Esercito Francese, se si può credere alle stime pubblicate sui quotidiani tedeschi, hanno avuto non meno di 800.000 soldati uccisi e altrettanti tra mutilati e prigionieri caduti nelle mani del nemico. Si tratterebbe di quasi 1.500 soldati uccisi di media per ogni giorno di combattimento.
Le truppe del Kaiser, secondo le stime britanniche, avrebbero subito non meno di 3 milioni di perdite ( tra morti, feriti e catturati ) su tutti i fronti. Tale stima, se fosse vera, indicherebbe le truppe di Berlino prossime al collasso e l’Impero tedesco incapace di tenere in linea le divisioni a pieni effettivi ma l’esperienza delle ultime settimane in russia e la resistenza delle foze tedesche di fronte alle offensive anglo-francesi di giugno indicano chiaramente che le statistiche inglesi sono fin troppo ottimistiche e vadano quindi ridimensionate drasticamente.
Secondo fonti svizzere l’Esercito tedesco dovrebbe aver avuto 550.000 caduti e poco meno di 1 milione tra feriti e prigionieri su tutti i fronti.
Le perdite per l’Austria-Ungheria sono ancora più consistenti e persino disastrose visto che solo nella fallimentare campagna di Galizia dell’estate 1914, le truppe di Francesco Giuseppe hanno lasciato nul campo 300.000 caduti e oltre 150.000 prigionieri la maggior parte dei quali nella fortezza di Przemysl.
Il nodo più difficile da sciolgiere e’ quello delle perdite russe che sicuramente sono le più ingenti in assoluto. Solo nelle due sanguinosissime sconfitte di Tannenberg e dei Laghi Masuri, nelle primissime settimane di conflitto, le truppe dello Zar avrebbero riportato quasi 300.000 perdite tra uccisi e catturati.
Complessivamene in soli 12 mesi di conflitto le potenze belligeranti hanno subito perdite superiori a quelle di tutte le campagne napoleoniche combattute nel 13 anni dal 1803 al 1815. Nel solo agosto del 1914, lungo la frontiera belga e francese, le armate tedesche, francesi e inglesi avrebbero subito perdite superiori a quelle di tutta la guerra civile americana nei suoi 4 anni di durata.
Anche sul lato economico il grande conflitto europeo sembra destinato a primeggiare per la gravità delle conseguenze. Mentre il Governo inglese ha presentato una richiesta di finanziamento per 250 milioni di sterline, quello francese si appresta a legiferare per uno stanziamento di 6,1 miliardi di franchi. Le spese complessive anglo-francesi per il primo anno e mezzo di guerra ammontano a quasi 50 miliardi di franchi.
Dall’altra parte del fronte, il Governo Austro-Ungarico ha già chiesto massicci aiuti finanziari a quello Tedesco: l’ultima richiesta risale al giugno scorso e ammontava a 25 milioni di sterline necessari per far combattere gli eserciti di Vienna almeno fino alla fine del mese di Agosto.
I Governi delle Potenze belligeranti si stanno indebitando ad un ritmo senza precedenti. L’entità della catastrofe economica, che comprende i danni causati dai combattimenti nelle regioni devastate dagli scontri e dei bombardamenti su obiettivi civili, è seconda solo alla catastrofe umanitaria che sta letteralmente svuotando l’Europa.
Nonostante il disperato tentativo delle forze di Hindenburg di sfondare il fronte e cercare di piegare la Russia ad una pace separata entro l’arrivo della stagione fredda, sembra ormai ovvio che l’Impero dello Zar rimarrà in campo e che le campagne del 1915 siano ormai al termine. La fine della guerra ( il “guerrone” profetizzato dal Sommo Pontefice Pio X) non potrà arrivare prima del 1916 e quindi gli eserciti e le popolazioni delle Potenze belligeranti dovranno affrontare ancora molti mesi di sacrifici perchè si giunga alle condizioni necessarie per intavolare le trattative di pace.

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